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Roma
Sei ai domiciliari per droga? Il pranzo arriva dal ristorante dei pusher

Droga al Quarticciolo, i carabinieri smantellano un'organizzazione che aveva trasformato il quartiere in una centrale di spaccio sul modello Scampia.


Così dalle prime luci dell’alba, i militari della  Compagnia Roma Casilina hanno eseguito 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dai GIP del Tribunale Ordinario e quello dei Minori di Roma, nei confronti di 12 persone, tra cui minorenni, appartenenti a un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, radicata a Roma, che aveva stabilito la propria roccaforte proprio nella zona del “Quarticciolo”.

Così i Carabinieri della Compagnia Roma Casilina, a conclusione di una complessa attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Roma e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma, hanno eseguito  due ordinanze di custodia cautelare, emesse dai GIP presso il Tribunale ordinario e dei minori di Roma, dott. Giovanni Giorgianni e dott. Carlo Caruso, nei confronti di 12 persone, di cui 1 minorenne, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo “cocaina”.
In manette sono finiti 2 donne e 10 uomini ( 5 in carcere, 5 ai domiciliari, uno in istituto di pena minorile e uno collocato in comunità.
L’attività investigativa, durata circa 2 anni, sotto la direzione del Procuratore Aggiunto dott. Michele PRESTIPINO GIARRITTA e dei Sostituti Procuratori, dott. Francesco MINISCI, dott. Luigi FEDE e dott. Carlo PAOLELLA, ha permesso di smantellare un intenso traffico di sostante stupefacenti del tipo “cocaina” nella borgata denominata “Quarticciolo”, situata nel quadrante sud-orientale della Capitale, all’interno dei viottoli e dei cortili dei c.d. “lotti”, palazzoni alveare sorti nella seconda metà del secolo scorso per adempiere alle esigenze abitative popolari, ad opera di un gruppo di giovani malavitosi che stazionavano stabilmente in punti prefissati delle predette aree, dove quotidianamente si recavano innumerevoli consumatori, nonché piccoli spacciatori, per acquistare cocaina, destinata al consumo o alla vendita sul mercato di altre aree.
 
L’attività d’indagine scaturisce a seguito delle segnalazioni di residenti della zona, verificate sul campo per il tramite di numerosissime operazioni dei Carabinieri adducenti a circa un centinaio di arresti eseguiti in flagranza di reato e contestuali sequestri di cocaina, nell’anno 2013.

Tali attività, corroborate da un’alacre attività informativa condotta sul territorio, ha consentito di fatto di accertare l’esistenza di una vera e propria organizzazione  criminosa che aveva monopolizzato il mercato della cocaina nell’area in questione, avendo predisposto una articolata, solida e stabile rete operativa e logistica, costituita da numerosi pusher, diretti dall’organizzazione secondo precise regole, ma anche veicoli dedicati strumentalmente al traffico illecito, e ovviamente una raffinata gestione economica dei proventi illeciti, il tutto con l’individuazione di precisi ruoli attribuiti ai vari affiliati all’organizzazione.
L’acquisizione di tale dato ha imposto sin da subito la necessità di far luce sul predetto sodalizio e quindi neutralizzarlo, emergendo, sin dalle prime battute, che tale obiettivo avrebbe richiesto l’adozione di un’attività d’indagine complessa e prolungata, necessitante di numerosi ausili tecnici, primo fra tutti le intercettazioni telefoniche, ma non solo.
 
A riscontro dell’attività investigativa, i Carabinieri della Compagnia Casilina hanno operato ben 27 arresti in flagranza del reato di spaccio. Migliaia le dosi di cocaina sequestrate in piazza e circa 20.000 € la somma di denaro frutto del traffico illecito che è stata recuperata. Sequestrati anche importanti quantitativi di sostanze “da taglio”, bilancini di precisione, numerosi oggetti utilizzati per il confezionamento in dosi della cocaina, tra cui delle macchinette sigillatrici, acquistate dall’organizzazione per accelerare le operazioni di confezionamento delle dosi di cocaina.
L’indagine, nel suo complesso, ha consentito di comprendere pienamente le dinamiche del gruppo criminale e svelarne con precisione l’organigramma, dimostrando, inoppugnabilmente, la sussistenza e l’attribuzione dei vari ruoli, così come le strategie operative adottate.

In particolare, si è accertata l’esistenza di una fitta rete di pusher stipendiati settimanalmente (con compensi oscillanti da 500 euro per coloro che fungevano da palo a 1500 euro per quelli più attivi), la cui attività veniva organizzata con veri e propri “turni di servizio” per fasce orarie; essi venivano dotati di telefono cellulare dell’organizzazione, muniti di sim card intestate a prestanome extracomunitari irreperibili e non a loro collegabili, definiti “telefoni di servizio”, con rubrica preimpostata dei clienti dell’organizzazione, nonché veicoli messi a disposizione dall’organizzazione, anch’essi non direttamente riferibili agli indagati, per le consegne di cocaina fuori area da parte dei “pusher corrieri”, richieste da numerosissimi clienti, ivi compresi transessuali che si prostituivano, a seguito di contatto telefonico sulle predette utenze dedicate.

L’indagine ha svelato, altresì, oltre ad una potente ed efficiente logistica, l’esistenza di una “copertura assistenziale” da parte dell’organizzazione verso i “dipendenti”, comprendente, oltre l’assistenza legale, con avvocato messo a disposizione dall’organizzazione e relativa copertura delle spese, in caso di arresti o denunce a carico degli affiliati, anche, addirittura, la predisposizione di una vera e propria “mensa di servizio”, individuata dall’organizzazione in un compiacente ristorante della zona, ove i vari pusher e “vedette” impiegati in piazza, potevano fruire dei pasti a ridosso degli orari di servizio, con spese a carico dell’organizzazione, saldate mensilmente, ma anche il servizio “pasti a domicilio” per gli affiliati arrestati e condannati al regime degli arresti domiciliari.
L’organizzazione è risultata, inoltre, dotata di enormi mezzi economici; si pensi che le dosi di cocaina commercializzate giornalmente potevano arrivare anche a 500 e i proventi giornalieri registrati potevano anche superare i 10.000 €; proventi sempre in parte dedicati al reinvestimento per acquisti di nuove partite di cocaina.  
All’interno della struttura gerarchicamente e rigidamente ordinata, le indagini hanno permesso di individuare: le figure dei “capi”, che svolgevano le funzioni di organizzazione e direzione dell’associazione, nonché destinatari degli utili, e, d’altro canto, responsabili dell’assistenza, anche economica, degli affiliati; i “capi piazza”, coordinatori della fitta rete di “pusher-corrieri” operanti su strada; le “vedette”, dislocate in punti strategici del quartiere, con il preciso compito di avvertire tempestivamente i capi, o i pusher operanti su strada, della vicinanza o dell’ingresso nel quartiere delle Forze dell’Ordine, puntualmente individuate anche se in abiti civili e con veicoli con targhe di copertura; le c.d. “rette”, vale a dire persone tecnicamente insospettabili, incaricate, dietro compenso, di detenere in casa la cocaina utile alla gestione della piazza da parte dei “pusher”, consentirne l’ingresso in casa a qualunque ora, anche della notte, per il prelievo dello stupefacente necessario, e spesso anche per le operazioni di taglio e confezionamento; i c.d. “noleggiatori”, vale a dire persone tecnicamente insospettabili che, dietro compenso, procuravano all’organizzazione veicoli da utilizzarsi per le consegne di cocaina da parte dei “pusher-corrieri”, ma anche per gli spostamenti a rischio dei capi dell’organizzazione;
Dall’attività tecnica di intercettazione è emerso l’utilizzo di un linguaggio criptico e collaudato, che sebbene laconico, denota chiaramente un’intesa tra gli interlocutori perfettamente edotti dei motivi degli incontri di volta in volta fissati.
Le dosi erano chiamate “euro”, “bottiglie”, “tavoli”, “pizze”, i clienti “persone al ristorante” ecc…., ma i Carabinieri della Compagnia Casilina erano in ascolto e avevano compreso il linguaggio, le metodiche e l’organigramma dell’associazione a delinquere, composta da individui senza scrupoli, che, oltre a costituire la principale causa del degrado che da tempo affliggeva la borgata “Quarticciolo”, non hanno esitato ad arruolare minorenni con vari incarichi, immettendoli così nel mondo della droga e in genere della criminalità.

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