Roma
Senza pietà sulla strada come schiave. Solo da 18 a 22 anni: vendute da 4 rumeni




"Le do due calci nella pancia e abortisce tutto". Senza pietà con le ragazze, con la minaccia di violentare la madre di una di loro se non avesse obbedito. Feroci e determinati, una banda di quattro rumeni aveva preso il predominio su un lungo tratto dell’asse attrezzato di Frosinone, quello che comincia dalla Montilepini, fino al Carrefour. In quei quattro chilometri potevano prostituirsi solamente le loro donne, tutte giovanissime di età compresa tra i 18 e i 22 anni, tutte rumene e tutte attirate in Italia con la finta promessa di un matrimonio.
L’organizzazione sgominata dalla Squadra Mobile di Frosinone era composta tutta da rumeni, quattro in Italia che gestivano il giro, uno in Spagna e uno in Romania dove, oltre a reinvestire in patria i soldi guadagnati illegalmente in Italia, provvedeva anche a reperire la “merce”. Così chiamavano le ragazze, vere e propri schiave tanto che si ipotizzava di contestare agli indagati non solo il reato di associazione a delinquere finalizzato allo sfruttamento della prostituzione, ma anche quello di riduzione in schiavitù.
Le ragazze erano costrette a vivere nelle loro stanze e ad uscire solamente per andare a prostituirsi. “L’ordine – ha spiegato Carlo Bianchi, dirigente della Squadra Mobile di Frosinone - era perentorio, non rincasare se non avessero almeno guadagnato dai 500 ai 700 euro al giorno, pena, percosse senza pietà. D’inverno costrette a esporsi nude sulla strada per attirare clienti, costrette fin anche ad elemosinare dai loro aguzzini un po’ di carbonella per accendere un fuoco e riscaldarsi”. Quando gli affari andavano male a Frosinone, l’organizzazione, in seguito a ricerche di mercato, spostava la “merce” su Cassino. Una sorta di filiale sempre nella zona abituale della prostituzione, quella industriale. Così alle indagini hanno partecipato anche gli agenti della questura di Cassino diretta dal vice questore Cristina Rapetti.