Roma

Sesso in carcere, ecco le Love Room. Sabella: "Dignità per detenuti"

"Diritto all'affettività". Prevista entro l'estate l'approvazione della legge

"Il sesso è una componente della dignità dell'essere umano. Privare i detenuti di questa componente per tantissimi così è una cosa indegna di uno stato di diritto". Lo ha detto Alfonso Sabella, magistrato ed ex assessore alla legalità di Roma nell'ultima giunta Marino intervenendo ai microfoni di Radio Cusano commentando come nei carceri italiani potrebbe essere introdotta la "Love Room".  
Gli "spazi per la cura degli affetti" sono introdotti nel ddl di riforma del processo penale in discussione alla Commissione Giustizia del Senato. Secondo il relatore del testo, l'ex pm Felice Casson, l'approvazione arriverà entro l'estate e nelle carceri arriveranno stanze dove il detenuto potrebbe consumare rapporti sessuali con il proprio partner ed esercitare il proprio diritto all'affettività.

"Sulla modalità e sui soggetti cui estendere questa possibilità, bisogna discutere - continua Sabello - Bisogna confrontarsi sull'esecuzione materiale, parlare di quali tipi di reato, con quali garanzie, con la dignità umana da rispettare. Non possiamo portare le prostitute in carcere, tanto per parlare chiaro. Occorrono delle misure rigidissime, ma i tempi sono maturi perché si possa cominciare a lavorare in questa direzione. Il sesso è una componente importante per l'essere umano, non è giusto sacrificarla insieme al diritto della libertà".

Il magistrato ha ricordato anche l'aniversario del 23 maggio 1992 quando nell'attentato di Capaci la Mafia uccise Giovanni Falcone: "Se ripenso a quel 23 maggio non ho un ricordo preciso, mi viene in mente solo l'orrore - commenta Sabella . Tra l'altro mi capitò anche una disgrazia, perché la sera prima dell'attentato sono passato sulla bomba, ero andato a prendere mia moglie che arrivava da Milano. Se Falcone fosse arrivato quel giorno, come previsto, anche io avrei rischiato di essere coinvolto nell'attentato. Io avevo 30 anni, ero un ragazzino. Toccavo per la prima volta da vicino il dolore della perdita di un modello, di un mito. Per me l'incontro con Falcone e Borsellino in quella terra così complicata fu determinate nello scegliere di rimanere ad occuparmi di mafia. Qualche piccola soddisfazione poi me la sono consentita, quando ho arrestato vent'anni fa Giovanni Brusca, colui che ha premuto materialmente il telecomando della bomba. Il paese non deve dimenticare quanto accaduto appena venti anni fa. Era la notte della Repubblica. Il fatto che abbiamo dimostrato che tutto non era finito, che questo Paese quando vuole ce la può fare, è importantissimo da ricordare. Questo Paese non impara dai propri errori ma, cosa ancor peggiore, non impara dai propri successi".
 
Sabella poi ha commentato quanto accaduto la scorsa settimana ad Antoci, direttore del parco dei Nebrodi: "Andrei un pochino più indietro. I mafiosi sono dei vigliacchi. Da vigliacchi non hanno mai affrontato un conflitto a fuoco. Si nascondono dietro una carica di tritolo, quindi normalmente o arrivano in 20 ad ammazzare una persona inerme oppure agiscono da lontano. Con Antoci, invece, hanno fatto qualcosa di diverso. E questo dimostra come la mafia sia più debole. Cosa Nostra ha agito in modo artigianale, rudimentale. Antoci viene considerato un eroe, e mi creda lo è certamente,ma per aver fatto il suo dovere. Semplicemente il suo dovere. Quando io in quei quattro mesi in cui sono stato a Ostia ho cercato di fare quello che gli altri non avevano fatto e cioè semplicemente il mio dovere, la mia direttrice del municipio si ritrovò la macchina danneggiata, la direttrice dell'ufficio tecnico fu minacciata da Triassi, un altra dirigente del sociale subì un tentativo di violenza sessuale, io fu inseguito e pedinato fino in municipio, a Silvia Decina veniva lanciata l'immondizia dai palazzi e l'ultima cosa, accaduta una decina di giorni fa, riguarda un avvocato che aveva lavorato con me, che si è sentito citofonare a casa alle quattro del mattino e si è trovato la macchina danneggiata, quella stessa macchina con cui era andato a Ostia. Tutto questo avviene a Roma. Stanno continuando le ritorsioni per quello che è stato il mio lavoro. E' pazzesco pensare che possa essere pericoloso, nel proprio Paese, fare il proprio dovere. E' assurdo".