Roma
Sgomberati e scordati nella chiesa dei SS. Apostoli, ancora non c'è soluzione
Centoventi persone accampate, un quarto sono bambini
di Valentina Renzopaoli
Sgomberati e dimenticati da un mese e mezzo, vivono accampati sotto il portico del XV secolo della Basilica minore dei Santi Apostoli, in pieno centro, a due passi da piazza Venezia e praticamente di fronte alla sede della Città Metropolitana.
Assistiti solo dai Frati conventuali della chiesa, dopo una lunga resistenza hanno accettato di fare il censimento ma nessuno ancora ha deciso quale dovrà essere il loro futuro.
Sessantasei famiglie, centoventi persone, trenta minorenni: questo è il conto appeso su un foglietto all'entrata della Basilica, accanto agli altri avvisi per i parrocchiani e agli orari delle messe.
Gli ultimi, i disperati, i disgraziati vivono dentro piccole tende igloo, l'uno a fianco all'altro, con i panni stesi alle grate del porticato, materassi in bella vista e i giocattoli dei bambini. Tanti bambini, un quarto del totale che sgattaiolano ovunque e, ovviamente, non vanno a scuola. Sono italiani, migranti del Nord Africa, dell'Est Europa e del Sudamerica.
Ogni tanto qualche turista con la cartina di Roma in mano si ferma, sgrana gli occhi interdetto, controlla di aver letto bene sulla guida e poi esclama “Oh my God”. C'è pure chi scatta foto ricordo, magari un selfie davanti le grate da cui si scorgono sguardi e stracci colorati. Da fuori sembra un carcere, invece è una chiesa, l'unico rifugio che li ha accolti.
Gli abitanti della tendopoli sono le persone sgombrate da un immobile, ex Inps ora di proprietà privata, in via Quintavalle, a Cinecittà, un immobile che avevano occupato quattro anni fa e da cui sono stati buttati fuori il 10 agosto.
Da allora nessuno ha più pensato a loro o, perlomeno, nessuno è riuscito a trovare una soluzione. Il 14 settembre hanno spedito una lettera al sindaco Virginia Raggi, all'assessore alla Persona, Scuola e Comunità Sociale Laura Baldassarre e all'assessore a Patrimonio e Politiche abitative Rosalba Castiglione, che avevano sollecitato il censimento. “Speriamo di divenire a una fase concreta di dialogo e soluzione di una situazione drammatica ed emergenziale”, si legge nella lettera. E' trascorsa un'altra settimana e ancora nulla.