Roma

Sgomberi, il Campidoglio propone i centri accoglienza, ma i letti non bastano

Braccio di ferro tra i rifugiati e il Campidoglio: ancora nessuna soluzione in vista

Sgomberatati da via Curtatone, da piazza Indipendenza e da piazza Madonna del Loreto, decine di rifugiati eritrei ed etiopi sono ancora per strada. L'incontro in Campidoglio termina con un nulla di fatto.

 

Né il Comune di Roma, né i rifugiati dell'occupazione di via Curtatone intendono fare passi indietro sulle proprie richieste e il braccio di ferro termina ancora una volta senza una soluzione pratica che risolva il problema dell'emergenza abitativa a Roma. Mentre alcuni rifugiati attendevano accampati accanto ai mercati di Traiano, una delegazione è salita ai piani alti del palazzo senatorio per incontrare l'assessore alla Persona, Scuola e Comunità solidale Laura Baldassarre. Il Campidoglio, però, non ha proposto piani B, ma ha solo ribadito la volontà di accogliere gli sgomberati nei centri di accoglienza di Casalotti e Casilina. Il problema è che non c'è posto per tutti i rifugiati che prima occupavano lo stabile di via Curtatone. L'aveva spiegato giorni fa lo stesso sindaco Virginia Raggi: la priorità sarebbe andata alle fragilità, quindi alle madri con figli piccoli, alle donne incinte, agli anziani e ai malati. Per gli altri, per ora almeno, il Comune non ha una soluzione.
A comunicare l'esito dell'incontro in Campidoglio è Gemma Vecchio, chiamata da tutti gli altri sgomberati “mamma Africa”: "Molti di loro sono rifugiati; quando erano richiedenti asilo sono stati per tanto tempo nei centri di accoglienza e non vorrebbero tornarci. Il Comune chiede loro fiducia, ma ai ragazzi viene l'orticaria all'idea di tornare nei centri perché per loro è una regressione e non riescono a fidarsi della promessa dell'assessora che è quella di fare un progetto per l'integrazione".
Un passo indietro temporaneo che potrebbe trasformarsi in definitivo una volta rientrata l'emergenza e spariti i rifugiati dal centro storico di Roma. Chi nelle notti scorse è rimasto a presidiare il gazebo eretto accanto a piazza Venezia teme che i centri di accoglienza possano diventare una casa permanente, quando i giornali e l'opinione pubblica si scorderà dei rifugiati di via Curtatone. Intanto le soluzioni dei migranti per dormire sono misere e impraticabili nei mesi invernali: “Sono stanchi e si alternano in varie parti della città – spiega Gemma Vecchio - C'è chi dorme negli scantinati sulla Collatina e chi nei parchi, anche qui si alternano per questo sono qualche decina".