Roma
Sì: a Roma Renziani storditi. Stefano Esposito: “Via al ri-collocamento”
Referendum, il giorno dopo. L'ex assessore Esposito: "A Roma nulla muta, solo cambi di casacca”
Telefonare alle 9 del mattino agli esponenti del Pd romano il giorno dopo il referendum è come essere posseduto dal demonio dello stalker perfetto. Squillano a vuoto il numero del commissario romano Matteo Orfini, quello della presidente del Lazio Lorenza Bonaccorsi, quello della capogruppo in Campidoglio Michela Di Biase coniugata Franceschini che alla fine chiede “pietà” per l'orario e accetta un rinvio. Non raggiungibili Umberto Marroni, e “silenziatore” per il vicepresidente della Camera e sindaco trombato Roberto Giachetti e il senatore Walter Tocci.
Tutti a dormire o quali, tranne Stefano Esposito, ex assessore con Ignazio Marino e giò commissario del Pd a Ostia, municipio dove i contrari al referendum rasentano il classico voto bulgaro.
Il Gruppo dei Renziani romani esce stordito dalla consultazione, ma il senatore Esposito è convinto che nulla potrà mutare nell'assetto romano Roma. “Non credo proprio che su Roma possano esserci cambiamenti – dice Esposito con la voce di chi ha tirato tardi ed ha lasciato il letto sempre di buonora – l'amministrazione c'è e deve governare e il Pd dovrà fare il suo congresso. Immagino solo che molti renziani cominceranno a ricollocarsi”.
Ma come senatore, sono Renziani il capo dell'opposizione in Campidoglio Roberto Giachetti, la capogruppo Michela Di Biase... possibile che nulla muti?
“Dopo questa sconfitta con tutto il rispetto per Roma il tema principale è l'Italia. Al massimo ci sarà una resa dei conti al congresso, più o meno cruenta. Se poi saranno coltelli, spade o scimitarre lo ignoro. Il vero dato è che da oggi e per lungo tempo ci risparmieremo il tema delle riforme istituzionali. Almeno quello non lo sentiremo più.
Senatore Esposito. Ancora una volta sembra confermata la tendenza che alle urne si vota “contro”. E' d'accordo?
“Questo sentimento consolidato non è solo italiano. Tutti siamo rimasto colpiti da Brexit e Trump a me invece ha colpito la Colombia dove si è votato contro un accordo sulla pace. Il modo sta girando contro a presciendere”.
Il voto “contro” ha ridato voce a chi pensa che l'errore sia il suffragio universale e si chiede perché per guidare ci vuole la patente e invece per votare no. Lei che dice?
“Io il voto lo difendo la democrazia è bella per questo: per chi ancora crede nella liberté, egalité, fraternité ed è bella perché si perde col voto di tutti”.
I NUMERI DI ROMA Sono stati 1.461.375 su un totale di 2.092.633 aventi diritto, secondo il sito elettorale del Campidoglio, i cittadini romani che ieri hanno votato al referendum costituzionale. La percentuale di affluenza, secondo i dati definitivi del Viminale, alla fine del voto è risultata del 69,83%, un punto percentuale superiore a quella nazionale (68,48%).
Sempre nella capitale, gli uomini hanno votato più delle donne: su 974.896 elettori maschi aventi diritto, infatti, hanno votato in 695.910, pari al 71,38%. Tra le femmine hanno votato 1.461.375 elettrici su 2.092.633 aventi diritto, per una percentuale pari al 68,48%.
Negli unici due municipi I e II a guida Pd vince il NO.