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Roma
Siccità a Roma, braccio di ferro Zingaretti-Raggi sulla pelle dei romani

La crisi idrica a Roma necessita di piani straordinari dopo il blocco delle captazioni a Bracciano e scatta l'allarmismo per la chiusura dei rubinetti di metà dei residenti.

 

È scattato il conto alla rovescia per un milione e mezzo di romani che da venerdì potrebbero ritrovarsi a dover fronteggiare il razionamento dell'acqua con blocchi ai rubinetti di 8 ore consecutive intervallate da 8 ore di servizio garantito. La crisi idrica della Capitale tocca livelli mai raggiunti prima, mentre Acea e istituzioni giocano allo scarica barile.
Il blocco delle captazioni del lago di Bracciano mette d'accordo tutti coloro che denunciavano la tragedia ambientale imminente, in primis il comitato di difesa del lago, ma pesa sulle schiene dei cittadini che da venerdì 28 dovranno fare i conti con l'orologio per farsi una doccia.
Mentre c'è già chi riempie le taniche dell'acqua in previsione dei blocchi, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti non può che sottolineare l'incongruenza tra due dati: quello che rileva il mancato apporto idrico da Bracciano, che corrisponde appena all'8 per cento del fabbisogno della Capitale, e il razionamento per metà dei cittadini romani. La Regione sta già valutando un'ipotesi alternativa alla chiusura dei rubinetti nelle case dei residenti, ma Acea si dichiara all'oscuro di tutto e con un comunicato stampa chiede alle istituzioni di essere resa partecipe dei giochi: “Dopo l'ordinanza emessa dalla Regione Lazio venerdì sera in modo unilaterale, che si continua a ritenere inadeguata e illegittima, Acea apprende solo dagli organi di stampa che sempre la Regione avrebbe ipotizzato un piano alternativo per ovviare alla captazione dell'acqua dal lago di Bracciano, prevedendo di utilizzare altre fonti o aumentando la portata di quelle attuali. Se la Regione volesse illustrare tali soluzioni, nelle sedi opportune, Acea sarà pronta ad ascoltare e collaborare".
Sui quotidiani si legge infatti che Zingaretti starebbe pensando a un piano B, che non metta in ginocchio un milione e mezzo di persone e non distrugga per sempre flora e fauna a Bracciano. Si tratta dell'ipotesi di innalzare i prelievi delle altre quattro fonti idriche che servono Roma, aspettando che la pioggia faccia il resto e renda le captazioni al lago di Bracciano nuovamente possibili.

 

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