Roma

Siccità a Roma, la Capitale al secondo posto per dispersione idrica

Il dossier di Uil: “Cresce la spesa per i romani, ma niente investimenti”

Investimenti immediati sulla rete, ampliamento della condotta del Peschiera, ripristino dei centri operativi e manutenzione del manto stradale. Sono queste le possibili soluzioni proposte dalla Uil di Roma e Lazio per superare l'emergenza acqua che sta colpendo la Capitale.

 

I sindacati si sono attivati per proporre scenari realizzabili a breve e lungo termine per aggirare il problema della siccità che sta colpendo Roma a causa dei fenomeni atmosferici sfavorevoli e all'incuria di anni sulla rete idrica.
“Soluzioni concrete e attualizzabili anche in breve tempo perché permetterebbero di dare una risposta certa ai tanti cittadini terrorizzati, in questi ultimi giorni, da comunicazioni spesso non veritiere, ma sicuramente d’impatto”, ha commentato il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica, che non perde l'occasione per puntare il dito contro Acea. L'azienda municipalizzata ha infatti annunciato che saranno un milione e mezzo di abitanti a soffrire del razionamento d'acqua dopo l'interruzione delle captazioni dal lago di Bracciano, che offriva un servizio all'8% della popolazione. “Cosa impossibile – prosegue Civica – perché un milione e mezzo di romani significherebbe il 50% dei residenti quando, a detta della stessa azienda, Bracciano copre soltanto l'8% del fabbisogno cittadino”. Un punto che Acea ha già chiarito nei giorni scorsi precisando che se non si sospendesse il servizio a intervalli di 8 ore a un milione e mezzo di abitanti, il famoso 8% rimarrebbe del tutto senz'acqua.
La Uil pone l'attenzione su un altro pericolo, ben più concreto, del razionamento ossia quello dei danni che le bolle d'aria e la sporcizia che si può accumulare se nelle tubature non passasse più acqua farebbero. “Sarebbe auspicabile invece un investimento sulla condotta del Peschiera – propone Civica - dove non ci sono problemi di approvvigionamento né necessità di depuratori e potabilizzatori, come avviene nel caso di captazioni da acque lacustri. Oltre che un serio intervento sulla rete capitolina ridotta a un colabrodo, soprattutto nei quartieri storici dove la vetustà delle tubature è ovviamente maggiore e dove la chiusura dei nasoni non migliora di certo la situazione”.
Come spiega anche il comunicato della Uil, la rete idrica di Roma si snoda per 7mila chilometri ed eroga a 2,9 milioni di abitanti 264 milioni di metri cubi di acqua. Di questa il 45% circa si disperde a causa di infiltrazioni e dell'usura delle cosiddette “saracinesche”, i punti che fanno da cerniera tra le tubature. “Le saracinesche – spiegano i tecnici – sono dei punti in cui più che altrove lo sbalzo di pressione può provocare fratture, causate anche dalla necessità di deviazione dell’acqua in quel punto. Originariamente nasoni e fontanelle pubbliche nacquero proprio come punti di sfiato della rete per far defluire la pressione e permettere alle condutture di sopportare meglio gli sbalzi. Ma la dispersione è indirettamente collegata anche alla cattiva manutenzione del manto stradale. Non è un caso, infatti, che sia maggiore nelle zone ad alta viabilità: se una strada non coibentata viene percorsa quotidianamente da centinaia di pullman e autobus è più facile che, alla fine, le condutture sottostanti ne risentano”.
Sono noti ai cittadini ed evidenti pure ai turisti i problemi delle tubature romane. Mentre Campidoglio, Regione e Acea giocano al braccio di ferro del potere, infatti, nel centro storico capita che le vie vengano chiuse per l'esplosione di una tubatura e il conseguente allagamento del manto stradale.
I dati presentati dal dossier di Uil sul servizio idrico della Capitale sottolineano come Roma sia al secondo posto per perdite d'acqua nella vergognosa classifica delle grandi città. Un 45% di dispersione idrica con cui si guadagna la medaglia d'argento dopo l'oro di Bari, che disperde il 51% dell'acqua a causa delle tubature colabrodo.
La Uil sottolinea anche come la sorgente del Peschiera, da sola, potrebbe approvvigionare tutta la città senza determinare un rischio ambientale come nel caso di Bracciano: “Rappresenta la fonte di approvvigionamento primaria per la Capitale – dichiara Civica riguardo al Peschiera – e che potrebbe tranquillamente rappresentare anche l’unica fonte vista l’enorme quantità d’acqua presente, impossibile da convogliare completamente nella condotta esistente. Si è preferito, invece, investire in digitalizzazione con l’istallazione ad esempio del sistema Sap che da solo è costato 50 milioni di euro (cui si aggiunge il costo del canone) e sulla campagna comunicativa cosiddetta dei pinguini ideata da John Kotter al costo di 45 mila euro al mese. Una campagna talmente orientata al cambiamento radicale da aver tolto anche ciò che di positivo esisteva, come i centri operativi, in auge fino a tre, quattro anni fa". Problemi tecnici, insomma, rimasti irrisolti fino ad oggi, quando il potenziamento della captazione potrebbe risolvere la piaga della siccità.
I centri operativi di cui parla Civica svolgevano un lavoro capillare sulla rete e l'unificazione degli stessi ha portato a un dilatarsi dei tempi di risposta agli utenti, in riferimento agli incidenti sulla rete idrica.
Uil parla anche, in riferimento agli ultimi 5 anni, di una forte diminuzione dei volumi di acqua erogati per abitante a cui ha corrisposto, però, un incremento del 37% della spesa per ogni famiglia. “Di contro, nello stesso periodo, l’incremento per gli investimenti sulla rete storica è stato pari al 3% e a livello regionale, nulla è stato fatto sul recupero delle acque di depurazione”, si legge nella nota.
“Se il piano regionale non è stato messo in pratica - conclude Civica – in quello industriale 2016-2020 di Acea non c’è traccia di investimenti dedicati alla manutenzione delle tubature. Cosa indispensabile per una corretta distribuzione idrica ma anche per contribuire a far ripartire l’economia”, conclude Civica.