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Roma
Siccità a Roma, se l'incubo si fa realtà: storia di una Capitale senz'acqua

Rubinetti chiusi, sciacquoni non funzionanti e lotterie per l'acqua potabile. L'ipotetica storia di una Roma all'asciutto

 

di Fabio Carosi

 


E' la mezzanotte del 28 luglio 2017. Su ordine del Governatore Pd del Lazio l'Acea Ato2 chiude il bocchettone con il quale ha quasi svuotato il lago di Bracciano trasformato in zona semidesertica.
Dopo mezz'ora il dentista di piazza delle Muse ai Parioli va a fare la pipì e tira lo sciacquone. Sarà l'ultima volta che compie quel gesto perché non c'è più acqua. Rubinetti a secco negli hotel di Via Nazionale, al Tiburtino, a Ponte di Nona e a Tor Bella Monaca. Identica scena all'Aurelio e scatta l'allarme acqua al Sant'Andrea e al San Camillo dove un tempo gli allagamenti permettevano l'allevamento delle papere.
1,5 milioni di romani sono senza acqua potabile: comincia la grande sete i cui effetti saranno peggiori dell'incendio di Nerone.
La Prefettura di Roma dispone l'apertura di un tavolo di coordinamento e di un'unità di crisi, il cui primo atto è quello di requisire con una specifica ordinanza tutte le bottigliette di minerale dei locali pubblici di piazza Santi Apostoli. Viene tirato giù dal letto il sindaco di Roma e i top manager di Acea, allertata la Protezione Civile e spedito un fax al Viminale e alla Presidenza del Consiglio. Ma il premier Paolo Gentiloni è già al corrente del dramma che sfiora la Capitale: il suo palazzo di largo Santa Susanna è a secco e non si è potuto lavare i denti.
Alle 8 del mattino del 29 luglio, un terzo dei romani apre i rubinetti e si dispera; gli altri due terzi sono nei negozi dei cinesi per acquistare taniche e borracce e 1 euro e tornano in casa per riempirle. Via persino i pomodori nella vasche da bagno, ormai preziosi depositi di liquido.
Alle 9 sui social il nuovo mondo è delineato. Il 33 per cento dei romani sono stati trasformati in migranti e le case senz'acqua sono come i centri di accoglienza. Il resto della popolazione riempie bottiglie e si barrica nei palazzi realizzando barriere con le cassette vuote della Rocchetta. Il sindaco pubblica il “bollettino della sindaca” nel quale loda il prezioso lavoro della Giunta nella lotta ai gechi che hanno infestato l'altare della Patria e promettendo il ritorno immediato alla legalità sulle Mura Aureliane, prese d'assalto dai predoni di capperi.
Dopo il secondo caffè fatto con la minerale e un'attenta lettura dei giornali sportivi e dei necrologi, l'Unità di crisi emette il primo bollettino, accompagnato da un'ordinanza nella quale si decide il razionamento dell'acqua potabile per i prossimi 10 anni e si diffidano gli abitanti di una serie di Rioni in cui esce ancora qualcosa dai rubinetti a farsi la seconda doccia della giornata. D'accordo col Viminale e la Presidenza del consiglio viene istituita una commissione d'indagine su Regione, Acea e comuni del lago di Bracciano, e richiamato in servizio Guido Bertolaso al quale viene affidata una struttura diplomatica col compito di aprire trattative con tutti i Comuni che si affacciano su stagni , laghi, torrenti, fiumi e pozze d'acqua.
Nel frattempo il barcone sul Tevere di Legambiente si è arenato per il Tevere in secca: l'emergenza è seria e l'associazione ambientalista emette un durissimo comunicato su carta riciclata e non sbiancata con l'acqua e la candeggina.
Alle 13,45, poco prima della pausa pranzo, l'Unità di crisi riceve due notizie drammatiche: Acea Ato 2 ha chiuso l'acqua in tutti i campi rom, mentre i Comuni di Bracciano, Trevignano e Anguillara a nord e Castelgandolfo, Albano e Nemi a sud hanno votato all'unanimità una delibera con la quale si trasformano in Ducati, con lo stesso statuto di Amatrice. Roma di fatto è isolata e assetata e l'unità di crisi rispolvera la vecchia idea di un sindaco del passato, chiedendo aiuto all'Esercito.
Alle 17 Guido Bertolaso ha concluso le trattative con i Ducati dell'acqua: niente da fare non s'arrendono e si decide di passare alle maniere forti. L'Unità di crisi emette una nuova ordinanza emergenziale di pubblica utilità com immediata esecutività persino negli asili nudo chiusi per le vacanze. Al grido “a brigante, brigante e mezzo” si fa divieto ad ogni romano di andare a mangiare nei ristoranti di Bracciano, si impongono dazi pesantissimi a tutte le melanzane che provengono dai Ducati dell'acqua e si dispone la creazione di un muro intorno al lago che impedisca a uomini e merci di entrare e uscire. Identica decisione per Castelgandolfo, Albano e Nemi. L'ordinanza del prefetto viene spedita al Viminale che dispone lo “stato di guerra” nel Comune di Roma, con estensione a Fiumicino, Fregene, Passocuro, Testa di Lepre, Pomezia, Albano, Velletri, Carsoli, Orte Scalo e Narni. Alla lettera S del dispositivo del Viminale si fa divieto assoluto di suicido dal ponte di Ariccia per evitare di dover utilizzare l'acqua per lavare le ferite in caso di insuccesso.
Alle 20 un tweet del Tg1 annuncia che anche il Vaticano è in piena emergenza. Il Papa non può fare la doccia e la piscina sull'attico di Bertone è stata requisita dai gendarmi e trasformata in “bacino di scorta idrica”.
Alle 21 il sindaco trasforma l'ordinanza anti-alcol in ordinanza anti-acqua. Si può bere in strada tutto tranne la naturale, l'effervescente e l'addizionata. Gruppi di alcolisti di Monti, Testaccio e Ostiense organizzano in coincidenza con la fine dell'apericena una marcia sul Campidoglio per chiedere giustizia ma il corteo rimane bloccato sino a quando non vengono serviti i cubetti di cocomero al rhum annunciati nel menu a 12 euro tutto compreso.
Dopo quasi 24 ore di meditazione yoga, in piazza Euclide si raduna la folla dei Parioli. La tensione è altissima e la Prefettura decide di inviare una squadra di Vigili Urbani del settore annonario per controllare il rispetto delle procedure di conservazione del botulino e delle tette rifatte di tutte le donne presenti in piazza. La tensione sale ancora.
Non appena il dentista di piazza delle Muse riceve un sms che annuncia una colonna di furgoni in partenza dai campi rom e diretti a Bracciano, ordina a tutti i proprietari di Suv di prepararsi alla partenza: una seconda colonna partirà 6 ore dopo il lavaggio dei parabrezza e il pieno di benzina per riunirsi ai rom e marciare sul lago di Bracciano per   piegare i felloni riottosi. Al grido di acqua a Roma, la colonna viaggia contromano in via dell'Acqua Acetosa per raggiungere il circolo Rai dell'Olimpica dove fermarsi per un bagno in piscina e un prosecco in attesa del concentramento dei rom.
Ormai Roma è fuori controllo e l'Esercito viene ritirato da Raccordo Anulare dove era fermo all'area di servizio per i controlli ad un gruppo di pullman turistici senza permesso per la Ztl.
Il sindaco decide di prendere in mano la situazione e ordina ai consulenti social di elaborare una strategia per contenere l'ira dei romani. Dopo appena 30 minuti dai laboratori della Casaleggio&Associati arriva una mail con la madre di tutte le soluzioni: affidarsi al sorteggio per decidere quali romani potranno avere l'acqua e quali dovranno cavarsela in altro modo. Per la prima volta l'unione della piattaforma Russeau e la pagina social “la sindaca informa” permetteranno a tutti i romani di potersi registrare e ambire così all'acqua. L'estrazione è fissata ogni lunedì prima della riunione settimanale dei manager di Acea che poi dovranno elaborare il piano di apertura e chiusura delle saracinesche di ciascuna abitazione. La piattaforma M5S garantirà un'equa e solidale distribuzione delle risorse idriche ormai divenute moneta romana. Anzi, visto che uno vale uno, ogni litro d'acqua potabile da questo momento avrà il valore unitario di un “sesterzio complementare” e potrà essere usato anche per pagare la Tari.
Mentre Comune e Acea cercano soluzioni, l'Unità di crisi della Prefettura lancia un'idea per la gestione a tempo dell'emergenza idrica. Sino a quando le piogge di fine estate non avranno rilivellato il lago di Bracciano, Massimo Carminati e Salvatore Buzzi saranno nominati commissari straordinari all'emergenza idrica con poteri assoluti. La decisione giunge dopo un'attenta analisi della capacità mostrate dai due manager romani nella gestione dell'emergenza migranti e dei campi rom.
La nomina è immediata e il duo ex Mafia Capitale prepara un piano d'attacco: completare il muro intorno al lago di Bracciano, rinforzare l'embargo commerciale sulle anguille di Trevignano e emettere un'ordinanza del commissario che permette  ad Acea di captare l'acqua del lago sino a prosciugarlo. Roma è salva, mente il lago viene derubricato ad “effetto collaterale”.
La notizia si sparge su tutti i gruppi di whatsup dedicati all'abbronzatura e al fotoritocco intimo: la colonna dei Parioli decide di dare buca ai Rom in viaggio sul Gra, mentre da Capalbio il gruppo di sinistra riunito sotto l'egida della Panda Rossa, cessata l'emergenza, decide in ogni caso di posticipare il rientro in città a dopo Ferragosto. La prudenza non è mai troppa. I due commissari spediscono anche un fax all'Atac per far riprendere la pulizia di bus, tram e treni. Mail fax dell'Atac è rotto e poi sono quasi due anni che i mezzi non vengono puliti.

 

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