Roma

Siccità e caldo torrido: la paura va in buca sui green dei campi da golf

Timori per l'area dove c'è la buca se le riserve dei laghetti dei campi si esaurissero a causa della crisi idrica

Allarme siccità e allarme caldo torrido, non solo l’agricoltura e gli allevamenti: ora la grande paura arriva sul green dei campi da golf scampati per ora miracolosamente a Lucifero. E a Roma golf significa Ryder Cup, l’appuntamento con i migliori del mondo previsto nel 2023.

Se la natura stravolge l’uomo, sul green di Marco Simone, è la stessa natura che sembra aver trovato la soluzione: una gramigna che viene dal Centro America che consuma meno acqua di quanto non possa fare un’auto ibrida con la benzina. E in più è infestante quanto basta per riprodursi come un virus. Gli effetti? Campi verdi, al massimo un po’ giallini ma buche assicurate nel rispetto del regolamento nato sul prato all’inglese. Anche perché lo sport più d’élite del mondo fino a qualche anno fa era un consumatore compulsivo di acqua. Se ne sono accorti persino nell’Algarve, la regione del Portogallo dove il Pil lo fanno i golfisti  e dove insieme all’Australia sono corsi ai ripari infestando i terreni di Bermudagrass. Si chiama così l’erba che chiede poca acqua e cresce al ritmo del primo Covid-19 e che ha sostituito l’Agronide Stolonifera.

“La Bermudagrass è una gramigna con foglie più sottile e di maggiore qualità. Non si ammala, non si lascia infestare: anzi è lei che domina e ha bisogno di poca acqua”, spiega Alessandro De Luca, responsabile dei tappeti erbosi di Federgolf. “Ci fu una prima sperimentazione nel ‘95 in Centro Italia. Poi nel 2003 anche in Pianura Padana. Quest’ultima fu la sperimentazione più importante perché quasi il 70 per cento dei campi sono al nord. E abbiamo visto che funzionava bene anche qui”.

Tutti i campi da golf ora hanno la Bermudagrass

“Dopo queste prove molti campi hanno cambiato il tappeto erboso. Da quello inglese a questo. Abbiamo così risolto il problema dell’acqua e dei prodotti chimici perché, essendo gramigna, non si ammala. In questo momento, tutti i campi che hanno fatto questa conversione sono relativamente poco preoccupati”, ha aggiunto De Luca.

“Con questa erba, il campo si bagna una volta a settimana. "Se salti una settimana, per un motivo o un altro, il prato diventa un po’ giallino, ma se si riannaffia la gramigna ridiventa verde”. Ma i campi da golf non sono fatti tutti da Bermudagrass. “Le uniche aree più delicate sono i Green, dove l’erba è tagliata piccola. L’unica superficie dove potremmo avere più paura sono proprio questi spazi perché l’erba è di un altro tipo ed essendo tagliata bassa ha piccole radici, ma comunque parliamo di superfici ridotte”. Certo, è una minima parte quella dei green, ma è anche l’area più delicata dal punto di vista sportivo, visto che è l’ultima tappa del percorso golfistico e quella che permette ai giocatori di chiudere il game.

“Tutti i campi del golf – aggiunge De Luca -  hanno un bacino d’acqua a disposizione, un laghetto proprio. Con la siccità c’è il rischio che si secchi, così in questi casi l’acqua si dà solo all'area dei green”. Quindi, se è vero che la maggior parte dei campi non temono l’acqua grazie alla Bermudagrass, è anche vero che con una grave siccità – come quella che sta affrontando l’Italia – se i laghetti si seccano e si inizia a razionare l’acqua, i green potrebbero seccarsi e rovinare i campi da golf. E probabilmente anche tutte le partite che si giocherebbero.