Roma

Siccità: la sete di Roma prosciuga l'Aniene. I sindaci contro Zingaretti

Autorizzata dalla Regione la captazione di 550 litri al secondo dal Pertuso: ma il fiume Aniene è in secca

Roma ha sete d'acqua potabile e dopo aver messo a rischio il lago di Bracciano, passa ai fiumi. In particolare all'Aniene dove a maggio scorso Acea ha chiesto alla Regione Lazio un aumento della captazione d'acqua di ulteriori 190 litri al secondo in più rispetto ai 360 già prelevati. E nella vale dell'Aniene esplode la rivolta dei cittadini.

L'assalto annunciato alle sorgenti del Pertuso da parte di Acea con il benestare della Regione che da una parte sostiene il “Contratto di Fiume”, dall'altra autorizza prelievo monstre di acqua potabile, diventa grave alla luce della portata ridotta che sta rischiando di prosciugarlo.

La rivolta dei cittadini e dei comitati locali esplosa a maggio prende nuovo corpo con una raccolta di firme partita in questi giorni per chiedere alla Regine Lazio di bloccare l'istanza con la quale dallo scorso 5 maggio, Acea Ato2 è stata autorizzata a placare la sua sete per alimentare gli acquedotti del Simbrivio e di Doganella. Il primo porta l'acqua nelle case duna zona che va da Genzano sino a Trevi nel Lazio e quindi in provincia di Frosinone, il secondo alimenta invece i rubinetti di Frascati, Rocca Priora, Montecompatri, Monte Porzio Catone, Colonna, Palestrina, Zagarolo e San Cesareo.

Il sistema di captazione dell'acqua potabile che dovrebbe essere ispirato a principi di mutua assistenza tra i territori rischia di saltare proprio in questi giorni, perché l'Aniene asciutto esaspera i comitati locali, che vedono dietro la captazione, “il tentativo di Acea di appropriarsi definitivamente delle sorgenti”. E l'attacco è durissimo: “La certezza è ormai una sola: ad Acea vanno i lauti introiti dello sperpero dell’acqua, alle comunità della Valle rimarranno le acque reflue dei depuratori che chiameremo Aniene”.

Eppure l'emergenza Coronavirus, a detta dei Comitati, “ha costretto alla chiusura totale tutte le attività che più consumano acqua. Anche i picchi turistici di Roma e provincia, che notoriamente causano un maggior consumo di acqua, si sono bruscamente arrestati e, nonostante gli incentivi, economisti e imprenditori concordano sul fatto che questa estate l’afflusso turistico sarà nettamente inferiore a quello degli anni precedenti”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il consigliere regionale di Fdi, Antonello Aurigemma: “Basta con queste iniziative che distruggono il nostro ecosistema fluviale. Decisioni che la Regione continua ad assumere senza un serio processo di condivisione con le Amministrazioni e gli attori del territorio e che sempre più spesso portano a fenomeni di prosciugamento del fiume Aniene. Mi fa piacere che sulla vicenda ci sia stata, finalmente, una voce di dissenso da parte del Sindaco di Subiaco e del Presidente della X Comunità Montana. Una voce comunque tardiva poiché quanto denunciato oggi è la ripetizione di quanto già accaduto in passato. Allora però, salvo qualche attività poco incisiva, non ci fu questa grande determinazione da parte dei rappresentanti delle Istituzioni locali nel rilevare la gravità della situazione. Se non sopraggiungono cambiamenti rispetto al quadro descritto, serve impugnare lo scellerato atto regionale. Il danno ambientale generato dai periodi di prosciugamento rappresenta, di sicuro, una ragione fondata da sostenere in tutte le sedi. Usciamo dalla polemica dettata più da esigenze elettorali che dalla volontà di difendere le sorti del fiume Aniene e mettiamo fine all'arroganza della Giunta Regionale Pd, che continua a considerare la nostra valle come un territorio di serie B da depredare delle sue risorse fondamentali".