Sindaco a vent'anni di un piccolo comune: la sfida alle porte di Roma - Affaritaliani.it

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Sindaco a vent'anni di un piccolo comune: la sfida alle porte di Roma

Andrea Fiori, eletto sindaco di Montopoli in Sabina nel 2019 a soli 21 anni, tra lockdown e esigenze dei cittadini: “Siamo 4000 ma c'è tanto lavoro da fare”

Fare il sindaco a vent'anni di un piccolo comune alle porte di Roma: ad accettare la sfida è Andrea Fiori, ora 23enne primo cittadino di Montopoli di Sabina, paese di 4mila abitanti a 45 chilometri a nord della Capitale. Tra entusiasmo iniziale, esigenze dei cittadini e lockdown, le difficoltà non sono affatto poche.

Il baby sindaco è stato eletto nel maggio 2019 con il 43,10% con una lista civica di Centrosinistra, buttato nel mondo della politica con alle spalle solo quale impegno in organizzazioni giovanili e nella Proloco del paese in provincia di Rieti. Nonostante la sfida fosse ardua, Andrea Fiori ha accettato vincendo poi le elezioni: “Vengo da una famiglia molto attiva politicamente – ha spiegato sulle colonne di Vice –. Quarant’anni fa mio zio fu eletto sindaco appena ventenne, mio nonno invece era molto attivo nel Pci locale. Ma questa zona è nota per la battaglia dell’Arcucciola, in cui sette partigiani giovanissimi vennero trucidati dai nazisti. Può suonare retorico, ma è pensando alla loro sorte che mi sono deciso ad accettare, come se glielo dovessi. Nel maggio del 2019 ho vinto le elezioni, diventando così uno dei sindaci più giovani d’Italia”.

Una volta eletto la scoperta di un mondo più complicato di quello che potesse sembrare dall'esterno: “Mi ricordo il mio primo imbarazzante giorno, un senso di spaesamento totale – continua Fiori –. Non sapevo la differenza tra una determina e una delibera. Ci ho messo circa un anno ad avere un quadro della situazione, con tutte le cose che ci sono da fare non hai tempo per sederti a studiare la mastodontica e farraginosa macchina amministrativa: impari col lavoro quotidiano. Oltre a capire come gestire la cosa pubblica, imparare a fare il sindaco significa prendere consapevolezza del ruolo e comportarti da primo cittadino”.

Dopo un anno tutto è più automatico, ma alcuni problemi restano: “Sono ancora un po’ ingenuo, a volte mi accollo cose che nemmeno mi competono e mi prendo rogne facilmente evitabili – prosegue –. Sto provando a diventare più pragmatico. Se dai udienza a tutti passi un sacco di tempo ad ascoltare, ma poi non hai tempo per prendere decisioni e dare risposte. I cittadini si aspettano soprattutto queste, possibilmente semplici e immediate. Non è facile, visto che certe scelte avrebbero bisogno di spiegoni di mezz’ora su vincoli, regolamenti e procedure, ma nessuno vuole ascoltarli e pochi sono interessati a capirli”.

Anche le aspettative iniziali sono state, per forza di cose, ridimensionate: “Se amministri un piccolo comune non hai meno incombenze, i servizi da mandare avanti sono gli stessi di una grande città e il personale è sempre sottodimensionato rispetto alle reali esigenze. Prima di fare le cose esaltanti, quelle legate al tuo programma, ti devi occupare delle priorità del momento come alluvioni, incendi o lockdown”.

E proprio l'arrivo del Coronavirus ha scombussolato ulteriormente le carte del giovane sindaco, con la pandemia che da un lato dato maggiori responsabilità, ma dall'altro ha aggiunto ulteriori difficoltà e scelte insidiose da prendere: “È un vero onore diventare un punto di riferimento per la cittadinanza in un momento di difficoltà – spiega ancora Fiori –, ma non è facile essere all’altezza delle aspettative e avere la lucidità per fare sempre la cosa giusta, specialmente in scenari totalmente inediti come quello attuale. In quest’ultimo anno mi sono trovato spesso a non dormire la notte. Pensa quando hai un caso positivo in paese e devi gestire il panico e l’isteria collettiva; oppure quando devi prendere qualche decisione difficile. In occasione del funerale di una persona molto amata e conosciuta in paese, in cui si sarebbe verificata una grande affluenza, ho dovuto emettere un’ordinanza per limitare il numero dei partecipanti. Comunicarlo ai familiari non è stato affatto facile”.

Una candidatura, e la conseguente vittoria, che ha cambiato la vita ad un 23enne: “Vivo praticamente dentro il Municipio e non stacco mai. A volte mi dico che dovrei rendere pubblico quanto guadagno, molti sono convinti che prenda 3.000 euro al mese, in realtà è un’indennità di massimo 1.400 euro. Non mi lamento, ma di certo i guadagni non sono commisurati a quanto lavoro e ai rischi che corro. Spesso inoltre i cittadini non hanno un’idea realistica della situazione del proprio comune. Qui a Montopoli siamo nel mezzo di un piano di riequilibrio pluriennale per ripianare il debito e qualche voce resterà necessariamente scoperta. Quando però lo fai notare – conclude – rischi di essere preso per un vittimista in cerca di scuse”.