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Roma
Smartphone e social “salvacapricci”. Gli adulti li usano per distrarre i bimbi

Tablet sempre a portata di mano, smartphone connesso alla rete a youtube, cellulare pronto a caricare foto su facebook e instagram.

 

Sono la nuova “tata”, spesso l'unico stratagemma per distrarre i bambini che fanno i capricci. Una volta la scorciatoia era la televisione, oggi c'è il telefonino e i social.
Giovanni Pacini, giovane studioso di filosofia e autore del saggio filosofico “Iconomania. Selfie nevrosi e ascesa del Social Narciso (edito da Kepler Edizioni in formato ebook) commenta i dati emersi da una recente ricerca dell'Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo, secondo la quale otto ragazzi su dieci tra i 15 e i 20 non possono stare senza controllare il telefono per più di tre ore.

di Giovanni Pacini

«Nella «Wiener Presse» del 24 dicembre 1954 è detto: «La famiglia francese ha scoperto che la televisione è un ottimo mezzo per distogliere i giovani dai passatempi costosi, per trattenere in casa i bambini… e per conferire una nuova attrattiva alle riunioni familiari»1.
La tecnica, dal dopoguerra in poi, ha plasmato radicalmente la quotidianità umana.Televisione e radio, nei decenni precedenti, non furono concepite unicamente come mezzi di informazione, svago e divertimento, ma, al contempo, anche come strumenti educativi. Nel momento in cui il bambino piangeva, la madre, stanca delle urla, invece che porgere al figlio il suo logoro e rumoroso gioco preferito, accendeva per lui, prontamente, la luminosa scatola sonora, che, riempiendo gli occhi del fanciullo, lo distraeva per un tempo più o meno lungo. I cartoni animati, con la scusante dell’educazione, non hanno altro intento che “tener buoni” i giovani di tutte le età, i quali, crescendo, non sfuggono dalla sicurezza delle quattro mura domestiche poiché impegnati con i fantomatici videogames. Eppure, all’alba del XXI secolo, un nuovo apparecchio è adibito a nuove ed eccitanti funzioni pedagogiche: il social media.

Impiegato dai genitori per il più aberrante degli scopi: condividere, con la brama del gradimento, le foto dei propri figli all’interno delle nuove piattaforme digitali. I piccoli referenti delle fotografie, oltre a essere minuziosamente acconciati dai familiari, sono offerti per diletto, agli occhi di osservatori indiscreti che, malevolmente, potrebbero impiegare tali immagini a fini pornografici. I bambini, osservando i genitori “smanettare” con gli aggeggi, nonché vedendo loro stessi immortalati, sono invogliati a usare quell’oggetto luminoso e sensazionale: vogliono, letteralmente, conoscerlo.

I familiari notando l’interesse del figlio e fieri della sua propensione alla tecnica, in men che non si dica, educano il giovane alle funzioni del social media; insegnamento, questo, immediato, poiché è lo stesso network a essere stato concepito dai suoi sviluppatori secondo pattern agevoli e istantanei. Così come alcuni decenni fa la madre, nel momento del pianto e delle urla, accendeva la televisione per rabbonire il bambino, ora gli porge in mano un telefono cellulare.
Nel momento in cui si chiede ai genitori perché facciano ciò, per quale motivo trastullino il figlio con un social media, la risposta è duplice: in primo luogo poiché, essendo il telefono cellulare un apparecchio ludico, il bambino, quando inizia a lagnarsi, non crea baccano, o meglio, come si suol dire, “fa il bravo”; e poi perché il bimbo deve essere al passo con i tempi, inizia ad avere le proprie esigenze tecnologiche, poiché, se così non fosse, potrebbe essere escluso, nel momento del gioco, dai suoi “amichetti” che, più avanzati di lui, potrebbero saper già usare un fantasmagorico smartphone.
Se attualmente sempre più giovani di tutte le età, così come gli adulti, dipendono in maniera così nevrotica dai social media, ciò non dipende esclusivamente dall’educazione impartita, perché, d’altronde, le generazioni più anziane non sono mai entrate in contatto con tali apparecchi. Gli odierni network multimediali creano una così alta dipendenza poiché il mondo che essi propongono consta di una dimensione agevolata, facilitata, democratica, propositiva, libera. La grandezza del social media consiste nell’aver dato voce a ogni singolo individuo e, proprio in forza del proprio verbo.

Per scaricare l'ebook “Iconomania. Selfie nevrosi e ascesa del Social Narciso”
 

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