Roma
“Somalia, passione italiana nel corno d'Africa”: dalle colonie alla guerriglia
Il libro di Remo Roncati e Renato Maccanti
di Sergio Moschetti
Solo Remo Roncati poteva scrivere “Somalia, passione italiana nel Corno d’Africa” lui che dal 1954 al 1966 ha diretto in Somalia il Collegio Professionale Agrario di Genale, unica istituzione scolastica esistente nel territorio. Perché di vera ed intensa passione si tratta avendo svolto in quel Paese Africano l’attività di educatore nell’obiettivo di elevare il livello di istruzione ai giovani e consentire di dare loro un domani migliore facendosi amare dagli studenti e dalle loro famiglie e in questo modo contribuendo a rinnovare in quella terra il ricordo della Italia migliore.
Ed ora Roncati, insieme al coautore del libro Renato Maccanti, ci narra la storia della presenza italiana in terra africana e in particolare della sua storia coloniale nella Somalia, invitandoci ad un viaggio che parte dalle origini dei popoli nomadi somali - i quali ben presto si scontrano con le popolazioni "Galla" per acquisire pascoli e abbeverate e quindi si fermano nel territorio - fino a giungere, con la fine dell'ottocento, alla richiesta del protettorato italiano da parte dei Sultanati di Obbia e dei Migiurtini e al successivo insediamento italiano mediante l'acquisto della zona costiera della regione del Benadir.
Viene ripercorsa dagli autori, che a lungo sono vissuti in Somalia acquisendo una profonda conoscenza degli ambienti e della realtà politico-sociale, l'azione dell'Italia che abolì sin dall'inizio del novecento la schiavitù delle persone di colore che venivano acquistate dai somali nell'isola di Zanzibar per essere utilizzate nel settore agricolo, che realizzò ospedali, istituì un avanzato sistema amministrativo, realizzò strade, ferrovie, ponti, fognature, moderne saline, tonnare e piccole e medie industrie, costruì scuole, collegi e orfanotrofi.
Negli anni in cui la Somalia fece parte delle colonie italiane, dal 1908 al 1941, attraverso costosi finanziamenti pubblici e privati, si attuò una politica di sviluppo agricolo ed economico senza precedenti anche grazie ad un grande impiego di maestranze: così vennero realizzati da parte del Duca degli Abruzzi (1923) l’insediamento di Villabruzzi e le dighe di sbarramento sul fiume Uebi Scebeli, nonché dal Governo italiano (1924 - 1926) i comprensori agricoli irrigui a Genale, Afgoi, Chisiamaio - Giuba ove venivano praticate colture agrarie per la utilizzazione dei consumi interni e per l'esportazione consentendo il miglioramento delle condizioni sociali dei lavoratori agricoli, delle loro famiglie e del Paese.
Se nel 1941 dovette essere ammainata per la fine del periodo coloniale, dopo circa dieci anni di disastrosa Amministrazione militare britannica, in cui regnò incuria, vandalismo e miseria e nel 1948 si dovette assistere eccidio di Mogadiscio in cui furono uccisi 54 italiani e 14 somali, la bandiera Italiana tornò a sventolare nel 1950, a seguito alla delibera dell'ONU che assegnava all’Italia l'Amministrazione Fiduciaria della Somalia con l’obiettivo di favorire la formazione di una Repubblica Somala democratica e indipendente; riprendeva in tal modo la feconda opera di collaborazione con la Somalia e le popolazioni locali che nel passato aveva consentito di migliorare notevolmente la loro situazione economico-sociale.
Il ritorno nelle colonie attraverso il sistema del protettorato fu tra le battaglie di De Gasperi profondamente convinto che l’Italia sarebbe risultata un elemento di stabilizzazione dando agli abitanti innovazioni e tecnologie. Come ricorda Remo Roncati nel suo libro “Partecipare alla ricostruzione del mondo”, il grande statista svolse in tale direzione un’intensa e decisiva attività diplomatica, finalizzata a favorire il reinserimento dei lavoratori e degli imprenditori italiani in quei territori anche al fine di sostenere il nascere di un’effettiva libertà e democrazia; ma all’Italia venne affidata solo l’amministrazione della Somalia e per soli dieci anni, mentre De Gasperi avrebbe voluto almeno trenta anni ma purtroppo l’Inghilterra e la Russia vi si sono opposero.
Tuttavia questa esperienza si interruppe solo dopo nove anni a causa del colpo di Stato promosso dal maggiore Mohammed Siad Barre che instaurò una spietata dittatura fino al 1991 anno in cui fu deposto ma che fu l’anticamera di una sequenza di tragiche vicende che fanno oggi della Somalia un Paese ostaggio dei signori della guerra con una persistente, endemica emergenza umanitaria, causata da un mix di cicliche carestie, siccità, scontri di natura settaria e operazioni militari; ma questa è la storia di oggi dove la presenza dell’Italia è comunque assicurata nelle azioni antipirateria al largo del corno d'Africa o dalle missioni dell’arma dei carabinieri per l’ addestramento delle forze di polizia.
Edito da Solfanelli, “Somalia, passione italiana nel Corno d’Africa” vuole essere un contributo alla conoscenza della Somalia fino alle attuali condizioni di criticità dovute alla guerriglia instaurata da gruppi estremisti musulmani che, per impedire il ristabilimento di normali condizioni di vita, è attiva nelle città seminando morte e distruzione.
Ma è anche un viaggio nella storia di ieri e di oggi che si realizzerà il 24 novembre con inizio alle ore 18.00 nella Sala S. Filippo Neri della Venerabile Parrocchia di S. Giovanni dei Fiorentini – in Roma Piazza dell’Oro 4 Roma; un viaggio organizzato dall’ Accademia Culturale Europea e dall’ Associazione Nazionale Reduci e Rimpatriati d’Africa di Roma che merita di essere vissuto insieme ad uno degli autori, il Prof. Remo Roncati, con la partecipazione del Gr. Uff. Alfonso Sapia (Presidente dell’ACE), dell’ Avv. Gianfranco Cenci (Esperto di Storia della Somalia) e dell’ Ing. Vittorio Orlando (Presidente dell’ A.N.R.R.A di Roma). Moderatore dell’evento l’Avv. Arnaudo Bonanni (Segr. Gen. ACE).