Roma

Souvenir, ecco come sono nati. La storia del primo artista di opere in serie

“Il classico si fa pop”: una mostra su “il Volpato”, l'artista che per primo ha iniziato a realizzare opere in serie

di Maddalena Scarabottolo

Il souvenir, l'oggetto simbolo del turista è nato a Roma in via Urbana, la stessa strada del rione Monti dove nacque Giulio Cesare. L'artista colpevole di tale creazione è Giovanni Trevisan, noto come “il Volpato”, il prima artista di opere in serie della storia.

 

La scoperta è avvenuta nel 2010 quando, in via Urbana 152, comincò uno scavo archeologico che riportò alla luce una stratificazione millenaria e, soprattutto, ciò che rimaneva dell'atelier di Giovanni Trevisan (1735-1803), detto “il Volpato”. Un vero e proprio imprenditore dell'antico nonché artista e incisore sempre al centro del dibattito culturale dell'epoca.

Volpato era amico di Canova, di Angelica Kaufmann e vantava tra i clienti personalità imperiali come il re Gustavo III di Svezia e l'imperatrice Caterina II di Russia. La sua abilità fu quella di produrre dei raffinati ed eleganti prodotti per un pubblico d'élite che desiderava tornare in patria con un ricordo delle bellezze ammirate durante il Grand Tour. Creò così una vera e propria industria dell'antico basata sulla riproduzione di capolavori in piccole dimensioni a tuttotondo denominate “biscuit”, materiale che appariva simile al marmo e dunque più vicino per l'aspetto agli originali antichi.

La sua attività era basata anche sulla falsificazione e sul restauro parziale di marmi antichi, oltre che alla creazione di copie. L'arte del Volpato appagava il desiderio degli illustri viaggiatori di tornare in patria con un esempio e un ricordo delle bellezze ammirate. L'artista comprese che doveva agire proprio come avevano fatto i romani nei confronti dell'arte greca: riprodurre i capolavori del passato in serie. Questa visione del business artistico percorse di gran lunga i tempi moderni e contemporanei portando “all'invenzione del souvenir”.

“Il classico si fa pop” è una mostra su Volpato, ospitata nelle sedi di Crypta Balbi e Palazzo Massimo, che presenta un progetto scientifico che amplia la conoscenza e la comprensione dell'arte neoclassica attraverso l'utilizzo di tecnologie avanzate.

L'esposizione presente negli ambienti di Crypta Balbi mostra infatti l'evoluzione che l'invenzione del souvenir ha avuto nei secoli: da oggetto di lusso e dimostrazione di uno status symbol a elemento dozzinale di bassa qualità da vendere ai turisti mordi e fuggi.

Anche se l'arte di Volpato si basava sulla copia e su aspetti che oggi definiremmo di lucro, aprì le porte ad una nuova concezione artistica basata sulla serialità: un aspetto che da lì in poi non ha mai smesso di affascinare l'umanità, basti pensare alla corrente artistica della Pop Art. Proprio per questo aspetto la parte di mostra presente negli spazi di Palazzo Massimo evidenzia attraverso l'uso della tecnologia e di giochi caleidoscopici come lavorare sul multiplo e sulla serialità sia tuttora recepito come valore artistico.

Il lascito di questo protagonista attivo del periodo neoclassico romano ha dimostrato come l'antico, se utilizzato sotto forma di ispirazione, può dar vita a un processo produttivo di forte stimolo artistico ed economico.