Stadio della Roma, la lobby degli urbanisti contro Raggi e M5S: "Sconcertati"
Sulla rivista Eddyburg, bibbia dell'urbanistica, un articolo contro la scelta del Campidoglio di partecipare alla conferenza dei servizi
Succede nelle migliori famiglie e anche gli urbanisti italiani sono vittime della sindrome da lobby. E sul progetto dello stadio dell'As Roma, crocifiggono il sindaco Virginia Raggi, il Movimento Cinque Stelle ma salvano affettuosamente il collega Paolo Berdini.
A pochi giorni dall'inizio della conferenza dei servizi per lo stadio della Roma a Tor di Valle, sul magazine Eddyburg, la bibbia scritta e commentata dagli esperti del suolo e delle leggi, ma anche dai creativi che si sono alternati in passato nelle stanze dei bottoni dove si è deciso quale Italia costruire, arriva un commento pesantissimo sulla partecipazione del Comune di Roma proprio alla Conferenza dei Servizi, come se professori e pianificatori dimenticassero l'obbligo forma e sostanziale di un'amministrazione alla partecipazione agli atti democratici.
E' un lungo articolo formato e controfirmato da noti esperti del settore che prestano la loro attività per Eddyburg, che tra l'altro annovera tra i suoi editorialisti lo stesso Paolo Berdini. Nomi come, Edoardo Salzano, Paolo Baldeschi, Piero Bevilacqua, Sergio Brenna, Pierluigi Cervellati, Vezio De Lucia, Maria Pia Guermandi, Anna Marson, Carlo Melograni, Giancarlo Storto. Maria Pia Robbe, Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Flavio Cogo, Piero Rovigatti, Claudio Canestrari, Paola De Jesus, Adriano Labucci, Enrico Grifoni, Andrea Costa, Loredana Mozzilli, Angelo Zola, Carlo Bisogni, Bruno Ceccarelli, Enzo Scandurra, Alfredo Cometti Queirolo, Mario Lusi, Stefano Fatarella, Maurizio Ceccaioni, Marcello Paolozza, Fabio Alberti, Pietro Maura, Sandro Morelli, Silvio Talarico, Gianluca Colletta che mettono la loro forma su un atto d'accusa dal titolo singolare e profetico: “Lo stadio come cavallo di Troia”.
Scrivono i padri del dissesto urbanistico nazionale sulla rivista della teoria pura: “Siamo rimasti sconcertati nell’apprendere che l’amministrazione capitolina sta partecipando alla conferenza dei servizi della Regione Lazio per l’approvazione – in località Tor di Valle, al posto del vecchio ippodromo – di una mastodontica speculazione edilizia che in campagna elettorale il M5S aveva decisamente contrastato. Il progetto va sotto il nome di Stadio della Roma e comprende una pluralità di volumi edilizi per un totale di circa un milione di metri cubi di cui solo un quinto riguarda lo stadio e altre funzioni connesse alle attività sportive. Il resto sono tre grattacieli alti più di 200 metri e altri edifici destinati ad attività direzionali, ricettive e commerciali privi di rapporto funzionale con lo stadio ma destinati a compensare il costo delle opere infrastrutturali necessarie alla fruibilità dell’impianto sportivo. Il tutto su un’area in un’ansa del Tevere che il piano regolatore destina a verde sportivo attrezzato. Con il pretesto dello stadio si aggiunge insomma alla capitale un nuovo centro direzionale, non lontano dall’Eur, per iniziativa di un privato costruttore. Tra l’altro, senza che nessuno abbia spiegato che fine fanno lo stadio Olimpico e il vecchio stadio Flaminio ormai abbandonato. Per non dire della difficoltà a negare lo stesso trattamento a un eventuale richiesta di altri costruttori apparentati alla squadra della Lazio o ad altre società sportive”.
E poi concludono: “Nel giugno scorso Pallotta ha consegnato a Comune e Regione il progetto definitivo, ma la sindaca Virginia Raggi, invece di revocare come ci si aspettava la deliberazione di pubblico interesse, ha concordato con la Regione l’avvio della conferenza dei servizi, vincolandosi a un esito pressoché scontato di approvazione. Nello sconcerto di coloro, come chi sottoscrive quest’appello, che o speravano nel radicale cambiamento promesso da Raggi o che, pur non avendo votato M5S, auspicavano che insieme alle Olimpiadi venisse accantonato, subito e per sempre, anche il nuovo stadio”.
Traduzione: eminenze urbanistiche come Edoardo Salzano, Pierluigi Cervellati, Vezio De Lucia sino a Silvio Talarico in pressing selvaggio contro il nuovo stadio della Roma e, indirettamente contro il collega urbanista e assessore Paolo Berdini. Solo che si scordano di nominarlo forse per affetto. E il Cavallo di Troia, alla fine sembra proprio Berdini.
L’ASSESSORE REPLICA ALLA RADIO: NON MUOVERÒ UNA VIRGOLA OLTRE VINCOLI PRG
"La procedura di individuazione dello stadio a Tor di Valle è stata fatta da un privato. Quando ero un libero cittadino mi sono sempre battuto contro, ma ora ho un altro ruolo. Se si dovesse trattare solo della costruzione dello stadio, io sono contrario alla localizzazione, ma se la Roma accetta questa possibilità io rispetterò un processo che è incardinato da tre anni. Sono invece contrario all'aumento di volumetrie spaventoso dato dalla giunta Marino in cambio di opere pubbliche, come ad esempio il ponte dall'autostrada per Fiumicino a poca distanza dal ponte dei Congressi che sarà costruito oppure il prolungamento della metropolitana, che metterebbe in crisi il funzionamento dell'intera linea B. Dal 5 novembre, ci sarà tutto il tempo ragionevole per aprire una discussione se è giusto accettare delle inutili opere pubbliche o è meglio cancellarle e costruire solo lo stadio. Il piano regolatore permette una cubatura aggiuntiva che è già di per sé imponente. Io su quella cifra non muoverò una virgola, sono il tutore del rispetto delle regole. Se la Roma accetterà queste regole, ben vengano investimenti privati". Così, riferisce una nota dell'emittente, Paolo Berdini, assessore capitolino all'Urbanistica e Infrastrutture, intervenuto oggi ai microfoni di Radio Roma Capitale nel corso della trasmissione di Paolo Cento "Ma che parlate a fa".
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