Roma

Stadio Roma, caos sul progetto: è giallo. Mistero dell'avvocatura

Si avvicina la nuova deadline, potrebbe risultare decisiva la legge sugli stadi

Stadio della Roma, è caos intorno al progetto revisionato dalla Raggi. Sui documento c'è il veto dell'Avvocatura, mentre l'inter continua tra mille incertezze.

 

Si circonda di un nuovo velo di mistero il progetto relativo al nuovo stadio della Roma, che dovrebbe sorgere sull'ex ippodromo di Tor di Valle. Poca chiarezza infatti intorno alle modifiche di qualche mese fa, le famose revisioni del progetto decisive per strappare il “si” del sindaco raggi. Un documento inaccessibile anche per il consigliere FdI Andrea De Priamo, che si è visto più volte respingere la richiesta di accesso. Sull'atto chiave arriva infatti il veto del segreto di Stato, come testimonia la risposta del difensore civico della Città metropolitana, Alessandro Licheri, all'ennesima richiesta del consigliere di FdI: “ Siamo spiacenti doverle comunicare di non poter accogliere il suo ricorso per il quale il diritto di accesso è escluso per i documenti coperti da segreto di Stato, nonché nei casi di segreto o di divieto di divulgazione altrimenti previsti”.

Sul fronte dell'iter procedurale altrettanta incertezza, tra i proclami della Raggi e i stringenti tempi burocratici. A dettare i tempi è infatti l’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori: “La deadline per lo stadio è fissata per il 30 giugno”. Ma la data del Comune non coincide con quella della Conferenza. Con l’approvazione di una memoria di giunta con i nuovi connotati del progetto in programma a metà maggio, ed il 30 giugno la delibera pronta per la variante al Piano regolatore. Tempi che non coincidono con la Conferenza dei Servizi, che, conclusasi con esito negativo, ha fissato per il 15 giugno la sua nuova deadline. Anche questa volta quindi l'iter è in bilico, con il rischio concreto di dover ricominciare da zero un'altra volta. Decisiva l'opportunità che offre la nuova legge sugli stadi, contenuta nella manovrina uscita a fine aprile. L’opera di Tor di Valle è infatti incardinata nel vecchio procedimento, che prevede la consegna di delibera e variante urbanistica al tavolo interistituzionale con la Regione e gli altri enti interessati; mentre la nuova legge stabilisce che già il verbale conclusivo della Conferenza dei servizi “può costituire adozione di variante allo piano regolatore comunale”.

In questo modo il Campidoglio potrebbe evitare un pericoloso passaggio in Aula, limitandosi ad assorbire il sì della Conferenza. Pericoloso i conti non tornano, ed i 5 stelle sono spaccati. Alcuni consiglieri di maggioranza, non hanno infatti arretrato dalle posizioni dell’ex assessore Paolo Berdini. Cioè il sì all’opera, ma entro i 350 mila metri cubi di cemento contro gli attuali 598.