Roma
Stadio Roma, Metro C, Maximo e Cinema Palazzo: “Ultima fase di sgoverno Raggi”
Le ultime quattro vicende hanno portato all'apice dell'ipocrisia grillina, tra colpi di coda e giravolte. L'analisi di Andrea Catarci
di Andrea Catarci
Stadio, Metro C, Centro commerciale Maximo, Cinema Palazzo: dalle quattro vicende si evince come la giunta Raggi nei sei mesi conclusivi possa essere persino più dannosa che non nei quattro anni e mezzo passati, perché i colpi di coda sono in genere la parte peggiore di un’esperienza. E perché siamo all’apice dell’ipocrisia grillina.
La Sindaca si è ricandidata e ha messo in moto la propaganda, dai tagli di nastro di tutto quel che le è capitato a tiro alla internet tv costata 50.000 euro del bilancio comunale. Nella versione elettorale accompagna allo s-governo una specie di “ipocrisia totale”, sostenuta dai suoi assessori. Si può obiettare - a ragione – che la storia precedente non è stata diversa. Nelle situazioni attuali c’è però qualcosa di più: sono consapevoli di aver combinato disastri giganteschi e, nel disperato tentativo di mascherarli, ne generano altri a catena, che lasceranno come pesante eredità.
Stadio
Lo scorso ottobre il Dipartimento PAU (Programmazione e Attuazione Urbanistica) di Roma Capitale, relativamente ai terreni dell’ex ippodromo di Tor di Valle, scrive alla cordata imprenditoriale che “il complesso immobiliare non è nella libera disponibilità dell'attuale proprietaria di Eurnova”. La cosa ha oggettivamente dell’incredibile: nessuno in Campidoglio si sarebbe reso conto di nulla, né dell’avvenuto pignoramento né di precedenti vincoli e ipoteche. Ancora più incredibile è però che la Raggi torni sulla questione e prometta un "bel regalo di Natale ai tifosi della Roma”, non sapendo nulla della lettera o fingendo di non sapere con la sua “ipocrisia totale”. Eppure la proprietà è un requisito indispensabile, che rende impraticabile la prosecuzione dell'iter. Il risultato della querelle che ha monopolizzato l’urbanistica romana è un nulla di fatto. Niente, solo sperpero di soldi ed energie pubbliche. Niente, solo fumo negli occhi dei tifosi. Niente, neppure qualche realizzazione di cui essere scontenti, solo le infinite inchieste giudiziarie.
Metro C
Va avanti invece la metro C, solo che il tratto fino ai Fori imperiali sarà (forse) consegnato nell’autunno 2024 e non a settembre 2020. Roma Metropolitane, l’azienda di Roma Capitale che progetta le infrastrutture di trasporto, ha accettato la richiesta di maxi proroga, ritenendo che a impedire di rispettare il cronoprogramma del 2013 non siano state carenze del Consorzio Metro C ma “rallentamenti burocratico-amministrativi, di competenza capitolina”, nonché mancanze del ministero dei trasporti. Ci aspettano 4 anni abbondanti di cantieri in più, con previsione di spesa aggiuntiva di circa 150 milioni di euro. Dopo aver fantasticato di miglioramenti all’insegna della consueta “ipocrisia totale”, la giunta Raggi registra un esito disastroso sull’opera più importante.
Centro commerciale Maximo
Dopo il ricorso al Tar apre l’imponente centro commerciale di via Laurentina, nonostante i consiglieri di maggioranza e opposizione avessero chiesto di subordinare l’avvio alla realizzazione delle opere pubbliche. Invece per vedere la piazza e la sede del Municipio Roma IX bisognerà aspettare due anni e mezzo, così come solo in futuro si vedranno gli altri interventi nel quartiere. In tale buio brilla luminosa la stella dell’Assessore all’Urbanistica Montuori che, emulando la Sindaca in tema di “ipocrisia totale”, diffonde una nota che è un capolavoro di equilibrismo lessicale: “Garantire le opere pubbliche ai cittadini che vivono sul territorio e allo stesso tempo salvaguardare il diritto dei lavoratori coinvolti. Domani aprirà il centro commerciale Maximo… Per l'amministrazione significa da domani supportare il Municipio nella valutazione delle opere integrative per il territorio”. Tradotto in altri termini, mentre l’attività commerciale inizia subito e il vicino quartiere Laurentino e la città intera dovranno aspettare tempi lunghi, c’è di che stare tranquilli: il buon Montuori da domani si impegna nella tutela della collettività, quella che per qualche ignoto motivo non ha garantito finora.
Nuovo Cinema Palazzo
Il medesimo mix di accondiscendenza a interessi forti e finzione scenica si riscontra nello sgombero del Nuovo Cinema Palazzo, un’esperienza che ha prodotto relazioni sociali e cultura laddove già dieci anni fa doveva sorgere un casinò. La Sindaca, che pur ci era entrata nel 2016, ha sfornato un commento degno della peggior destra: “Ringrazio la prefettura per le azioni di sgombero di oggi. A Roma le occupazioni abusive non sono tollerate. Torna la legalità”. Poi, dopo che migliaia di persone hanno percorso il quartiere San Lorenzo in solidarietà, si è ricordata della sua “ipocrisia totale” e ha proposto un tavolo, indossando panni da mediatrice dopo aver esultato per ingressi murati e cariche.
Accanimento contro le esperienze migliori, urbanistica servile, lavori infiniti e menzogne si aggiungono al vuoto di progetti e a una quotidianità con più povertà, solitudini, depressione economica e incuria urbana, con meno reddito, lavoro, diritti, cultura, sport. Sindaca e sodali non se ne interessano, vivono nella fantastica Raggilandia. Sta alle forze democratiche - civiche, politiche e di movimento - assumersi l’onere di attraversare la pandemia e progettare il rilancio della Capitale, da sostanziare dopo averla liberata dall’orda grillina.
* Andrea Catarci, coordinatore del Comitato scientifico di Liberare Roma