Stadio Roma. Soldi, consulenze e posti di lavoro a M5S e Fi: “metodo Parnasi” - Affaritaliani.it

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Stadio Roma. Soldi, consulenze e posti di lavoro a M5S e Fi: “metodo Parnasi”

Il Gruppo Parnasi voleva allungare le mani su Milano: promessa una casa a Maran

Stadio Roma, è una storia misera di piccola corruzione. Soldi e promesse ai politici di Forza Italia, Pd e 5 Stelle orchestrata da Luca Parnasi, deus ex machina della società Stadio TdV che avrebbe dovuto realizzare lo stadio.

Il piemme Paolo Ielo, coordinatore dell'indagine, riassume il terremoto che ha colpito Roma e la bassa politica orchestrato a colpi di promesse e dazioni provate: per il Pd Michele Civita, all'epoca dei fatti assessore all'Urbanistica, un posto di lavoro per il figlio in una delle società del Gruppo; per Adriano Palozzi di Forza Italia un lavoro mai fatto con una fattura pagata da 25 mila euro. Nell'ordinanza di custodia cautelare c'è anche il nome del capogruppo di Forza Italia in Campidoglio, Davide Bordoni che avrebbe ricevuto somme di denaro in contanti non quantificate. E poi c'è il capogruppo M5S Paolo Ferrara, al quale Parnasi avrebbe promesso la consegna chiavi in mano del progetto per il rifacimento del lungomare di Ostia secondo le idee del Cinque Stelle.

Una promessa “speciale” Luca Parnasi la fa all'avvocato Luca Lanzalone, una cosa alla romana “da Luca a Luca”: consulenze legali accertate per 100 mila euro destinate alle società del Gruppo Parnasi.

Quello che Ielo chiama un forte investimento sulla politica da parte del costruttore romano è diviso in due tranche: investimenti “illeciti” e aiutini elettorali e non regolarmente registrati, tutti facenti parte di un “metodo Parnasi” per oliare le macchine della macchina amministrativa. Il magistrato chiarisce che per Lanzalone non è possibile collegare la sua attività di consulenza nella notte dello stadio e la sua nomina a presidente Acea, così come chiarisce che Acea e As Roma sono totalmente fuori dall'inchiesta.

Il “Metodo Parnasi” si allunga a Milano. Negli atti c'è un tentativo di corruzione per muovere una pratica urbanistica che finisce sul tavolo dell'assessore Pierfrancesco Maran ma che viene respinta. In ballo c'era una casa.

Infine, la Procura chiarisce che l'iter dello Stadio di Tor di Valle no si blocca. Nessun provvedimento di sequestro è stato emesso sino questo momento.

Infine la sorpresa: l'indagine è una costola del filone Scarpellini-Marra e ha preso consistenza attraverso una serie di intercettazione telefoniche. A togliere il velo sul “metodo Parnasi”, un'intercettazione ambientale negli uffici della Stadio TdV di via Emilia 88 a Roma.