Stefano esce di casa vestito da donna: è un crossdresser
Emma 7 anni: "Papà anche se ti vesti da donna per me sei un uomo normale"
di Alessandra Pesaturo
“Anche se ti vesti da donna per me sei un uomo normale, e soprattutto un papà meraviglioso” a pronunciare queste parole è Emma 7 anni. Ad incassare il complimento è Stefano Ferri o se preferite Stefania, per lui non fa differenza. “Stefania si è rivelata con i vestiti, ma era già dentro di me”, afferma con un sorriso il cinquantenne pierre e imprenditore. Sposato felicemente da più di 15 anni, tutti i giorni per uscire indossa abiti femminili. Era il 2002 quando fu attratto da un Kilt scozzese, lo acquistò e da quel giorno il suo armadio si è trasformato: gonne, camicette, sandali con tacco 12, in perfetto stile bon ton. Ma chi è Stefano? Un eccentrico, un crossgender, un gay? No, lui si definisce un crossdresser e sottolinea: ”Dopotutto i vestiti sono solo un fattore di superficie”. Stefano Ferri si confessa ad Affaritaliani.
Il vestiario è uno dei marcatori più significativi della identità di genere, lei è stato coraggioso a rompere le consuetudini sociali. Come è avvenuta la sua trasformazione?
“La mia trasformazione è stata lunga e drammatica. Ad un certo punto ho iniziato ad avvertire un’irresistibile attrazione verso l’abbigliamento femminile senza saperne le ragioni. Ignoravo ancora l’intima scissione fra la mia parte maschile e quella femminile, non sapevo che dentro di me esisteva una donna invisibile, Stefania. A 36 anni ho iniziato a non poter più fare a meno di indossare vestiti da donna, senza né essere gay né trovarvi stimolazioni eccitatorie. Questa trasformazione mi aveva riempito di paure sociali, avevo difficoltà ad uscire di casa. Ma non ho avuto altra scelta, solo nei panni di una donna funziono al 100%, come professionista, come uomo, come marito e come padre”.
Come supera la diffidenza altrui?
“Per lunghi anni questo è stato il problema. Sentivo di avere nemici ovunque, e questo mi precipitava in un circolo vizioso che mi isolava e mi confinava ai margini di tutto. Ma la colpa era mia, non degli altri. Ero io a cedere alle mie paure, e così facendo aprivo le porte alla ghettizzazione altrui”.
Sua moglie deve essere una donna non convenzionale, è stato difficile per lei accettare la sua trasformazione?
“Difficilissimo. Ma più che accettarla, è stato difficile capirla. Per tanti anni ha pensato che il mio fosse un capriccio, un vezzo da esibizionista, una stravaganza d’artista. Una volta compresa la mia esigenza, accettarla è stato un attimo. Tuttavia va detto che quando mi conobbe, io ero già abbastanza strano nell’aspetto. Vestivo da uomo, ma ero originale ed effeminato. Sono convinto che avesse già intuito la presenza di Stefania. Non mi spiego altrimenti perché quando ero già crossdresser al 100%”non mi ha lasciato, ed ha voluto fare una figlia.
Sua figlia è una bambina serena e molto socievole, ha paura che per questa sua condizione possa essere oggetto di bullismo?
“Ogni genitore ha legittime paure per l'avvenire dei figli. Il bullismo è un problema che potrebbe coinvolgere mia figlia come qualunque altro bambino o adolescente. Mia figlia frequenta la prima elementare, tutta a scuola sa di me, e nessuno ha mai preso in giro Emma. Anzi, è fra le bambine più invitate e contese della sua classe, sia per le feste di compleanno sia per i momenti di gioco”.
Nel suo lavoro la trasformazione lo ha danneggiato?
“All’inizio sì, dovetti dare le dimissioni dal posto in cui lavoravo. Poi, quando decisi di fare il libero professionista, in realtà mi ha molto agevolato. Per uno che fa il PR, risultare indimenticabili al primo sguardo è un vantaggio immenso”.
Crede che la sigla Lgbd identificativa del mondo omosessuale sia ormai una sigla riduttiva?
“Sì, penso di sì, e non sono l’unico a pensarlo. Tempo fa, appresi che Facebook per identificare la propria identità di genere, offre ai suoi utenti ben cinquantasei scelte. E al di là di questo la realtà è una sola, i sessi biologici sono due. Dopodiché il mix psicologico “maschio-femmina” presente in ciascuno di noi ha infinite varianti, ed infinite modalità con cui ognuno può vivere il proprio essere biologicamente maschio o femmina”.
Lei non si trucca, non indossa parrucche, l'unica civetteria è lo smalto su mani e piedi. Mi tolga una curiosità, che tipo di biancheria intima usa?
“Maschile, anche i costumi da bagno sono maschili (slip). Sono le uniche due cose su cui Stefania lascia a Stefano la libertà di scelta. Forse per motivi anatomici? Chissà!”.
Ha mai avuto la tentazione di trasgredire, la curiosità di andare oltre?
“No, mai. Esistono tanti tipi di crossdressing. Per alcuni di essi il cambiamento di guardaroba è solo il primo step verso il cambiamento di sesso o verso modalità più trasgressive di vivere la sessualità. Nel mio caso invece, si è solo trattato di equilibrare il rapporto tra la parte maschile e quella femminile, mai integratesi l’una nell’altra, ma oggi felicemente coesistenti”.