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Roma
Stefano Ricucci, vita e miracoli dell'ex odontotecnico di Zagarolo

di Patrizio J. Macci

Se la vita di Stefano Ricucci fosse un film già girato, sarebbe Alberto Sordi in "L'arte di arrangiarsi".
Nasce a Zagarolo nel 1962 alle porte della Capitale e studia da odontotecnico al prestigioso istituto Eastman di Roma. Esercita in due diversi studi medici tra il Lazio e la Sicilia con clienti di livello, che affollano il parcheggio degli studi con "macchinoni". Tra un ponte, un perno dentale e una dentiera si becca la prima denuncia per "esercizio abusivo della professione" non appena si mette in proprio, perché fa anche interventi da dentista, reato poi decaduto per intervenuta amnistia. Il soprannome che gli affibiano è "acciacca" per l'andatura sempre svagata (forse preso nei suoi futuri progetti finanziari), perché rischia sempre di travolgere cose e persone sul suo percorso.

La sua avventura da immobiliarista, inizia, secondo quanto ha raccontato lui stesso, con la costruzione di un piccolo centro commerciale nel comune di San Cesareo, su un terreno di famiglia e con un prestito del padre. Erano i primi anni Ottanta: rivenduto, il centro commerciale Ricucci intascò un utile di duecento milioni di lire. Ricucci versa i soldi in banca e chiede nuovi affidamenti. Così dopo San Cesareo con la somma di un miliardo compra un’altra area, ceduta dopo sei mesi a un miliardo e settecento milioni di lire. Racconta Ricucci che grazie a questo meccanismo fa crescere il suo gruppo che controlla con una società creata ad hoc, la lussemburghese Magiste: vende sulla carta, deposita in banca, chiede fidi, compra di nuovo e così via. E, fido dopo fido, si lega alle banche che lo finanziano. È una crescita inarrestabile quella dell'odontotecnico di Zagarolo.

Nel 1990 si trasferisce a Roma e comincia a fare i "soldi veri", quelli della finanza dei grandi numeri. Nel 2001 possiede un patrimonio che vale mezzo miliardo di euro. Vende immobili per cento milioni di Euro a Generali Immobiliari e a Gnutti di Hopa. Gnutti, conosciuto in quell’occasione ("un fenomeno", dirà di lui) gli apre le porte della sua finanziaria protagonista, nel 1999, della scalata a Telecom.
Nel 2003 inizia a rastrellare azione della Rcs. Alla fine di quell’anno ne ha più del 2 per cento. Informò la Consob ma non vi fu reazione. A metà maggio 2005 era arrivato al 13,5 per cento, investendo qualcosa come 700 milioni (denari provenienti da affidamenti, dalla vendita del pacchetto Bnl e da denari prestati soprattutto dalla Bpi di Fiorani che in maniera spericolata accettava in garanzia le stesse azioni Rcs).

La prima grana grossa con la giustizia arriva nel 2006. I magistrati, dopo aver congelato un pacchetto del 14,6% di azioni Rcs che si trovava in deposito alla Banca Popolare Italiana, accusarono Ricucci di aggiotaggio, bancarotta fraudolenta, false fatturazioni, rivelazione di segreto contabile, e il 18 aprile 2006 lo arrestarono. L'uomo è di natura "sportiva" e con la battuta sempre pronta. Seduto in trasmissione da Enrico Mentana che gli chiedeva a quanto ammontasse il suo patrimonio immobiliare dichiara: "Abbastanza, 670, 680 milioni di euro". Una cifra enorme, replicò il conduttore meravigliato. "Questa è, che devo di", replicò lui gonfiando le guance da "pacioccone". A lui sono ascritte due battute che concentrano l'essenza dell'uomo ed entrate ormai nell'immaginario collettivo.

"Ma che stamo a ’fà, i furbetti der quartierino?" (di cui mai è stata ricostruita l’esatta origine storica) e "Ma che volete fa’, i froci cor culo dell’artri?", detta a una riunione di avvocati e finanzieri. Nell’estate 2008, per versare denaro alla Magiste Real Estate in vista di un accordo con il fisco, il Tribunale fallimentare ha messo all’asta uno dei suoi gioielli immobiliari, Villa Corelli a Roma, con affaccio su Villa Borghese: da ristrutturare, base d’asta 40 milioni di euro. Il 31 ottobre 2011 il tribunale di Milano ha confermato la condanna in primo grado a tre anni e sei mesi più 900.000 euro di multa per la scalata Bnl-Unipol. A dicembre 2013 la Corte d’appello di Milano lo ha assolto perché "il fatto non sussiste" (nel dicembre 2012 la Cassazione annullava una precedente assoluzione in Appello per aggiotaggio e chiedeva un nuovo giudizio).
Ricucci non ha mai nascosto la passione per le residenze principesche e le donne avvenenti. Tra le tante Anna Falchi che ha sposato, ma è stato immortalato dai paparazzi con una miriade di starlette. Negli ultimi anni era tornato all'antico amore del mattone in Inghilterra, sempre braccato dai cacciatori di gossip. La sua ultima battuta degna di nota è stata "in Italia ti uccidono con l'invidia”.

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