Roma

Stop al processo al clan Spada. Gli interpreti sinti hanno paura

di Valentina Renzopaoli

Processo bloccato per mancanza di interpreti: "Hanno paura ad adempiere al proprio ufficio in processi di questo tipo". Le parole sono del dottor Mario Palazzi, pubblico ministero nel processo a carico di Carmine Spada e di Emiliano Belletti.
Nel corso dell'udienza di giovedì il pm ha lanciato l'allarme segnalando al presidente del Collegio giudicante, Adele Rando, le enormi difficoltà che la Procura sta riscontrando nell'individuazione di interpreti disponibili a tradurre le intercettazioni acquisite in dialetto sinti. Nessuno vuole esporsi per paura di ritorsioni. Il boss del clan Spada, personaggio di spicco della malavita di Ostia, da tutti conosciuto come “Romoletto” è accusato di estorsione con l'aggravante del metodo mafioso. Sul banco degli imputati anche "Alvaretto" alias Emiliano Belletti.
L'inchiesta, partita dopo la coraggiosa denuncia dell'imprenditore Adriano Baglioni, aveva portato all'arresto del boss e del suo sodale. La mattina del 1 maggio del 2014 la Squadra Mobile di Roma e gli agenti del commissariato di Ostia guidati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, dopo lunghe indagini avevano sorpreso i due proprio mentre spiegavano ad un commerciante come funziona il “pizzo”. Nelle mani della vittima 20mila euro pronti per essere consegnati agli strozzini.  Ma ora il processo sembra in un vicolo cieco: sinora è stato, infatti, impossibile al Tribunale di Roma individuare un perito-interprete a cui affidare l'incarico di tradurre le intercettazioni telefoniche ed ambientali che coinvolgono l'imputato, nonostante le ricerche effettuate su scala nazionale.  
Nel processo sono state ammesse a partecipare come parti civili la Regione Lazio e l’associazione Libera