Roma
Strage a Fidene: Campiti ha sparato come al poligono. L'ordinanza del Pm
Nel decreto di fermo della Procura di Roma si legge che Campiti aveva progettato la strage da almeno un mese. Poi sarebbe scappato all'estero
Nel compiere la strage nel gazebo di un bar a Fidene, Claudio Campiti ha sparato contro i suoi compagni di consorzio come se fossero i bersagli del poligono in cui si esercitava dal 2018. Il Pm Musarò ha chiesto quindi la convalida del fermo. Secondo il Pm, Campiti aveva progettato la strage da almeno un mese. Il suo progetto era commettere gli omicidi e poi scappare all'estero. L'udienza di convalida del fermo è stata fissata per il 14 dicembre.
“Ha fatto il tiro al bersaglio” dice il Pm Giovanni Musarò nella richiesta di convalida del fermo. L'uomo è quindi accusato di triplice omicidio, con l'aggravante della premeditazione, tentato omicidio di tre persone (i tre feriti) e porto abusivo di arma da fuoco. A questo quadro accusatorio così pesante, si è aggiunta anche l'accusa di e appropriazione indebita, per il furto della pistola dal poligono di tiro di Tor di Quinto.
Il furto della pistola
Claudio Campiti progettava da almeno un mese ciò che ha fatto la mattina dell'11 dicembre. L'uomo è partito dal consorzio di Ascrea e con la sua Ford Ka e ha raggiunto il poligono di Tor di Quinto pochi minuti prima delle 9. Qui si è registrato e ha chiesto la sua solita pistola, la Glock calibro 45. Una volta presa la pistola l'uomo, invece di dirigersi ai campi di tiro è tornato nella sua macchina portando con sé l'arma, due caricatori e 170 proiettili, non visto dai gestori del poligono.
Campiti ha quindi percorso in auto i 9 km che separano il poligono dal bar “Il posto giusto” di Fidene, che metteva periodicamente a disposizione dei consorziati il proprio gazebo per le riunioni. L'uomo “aveva la precisa finalità di ammazzare i membri del consiglio di amministrazione del consorzio Valle Verde”.
La strage
Intorno alle 9,20 Campiti è entrato nel gazebo dove erano presenti altri 32 consorziati e si è diretto verso il tavolo dove erano sedute le dirigenti del consorzio. A questo punto ha gridato “Vi ammazzo tutti” e ha aperto il fuoco. Ha sparato da due metri di distanza, mirando ai punti vitali. Ha cominciato a ucciderli uno alla volta, come se stesse compiendo delle esecuzioni. “Sapeva usare quell'arma” si legge nell'ordinanza. Poi il killer ha fatto una breve pausa: l'arma non si è inceppata. Ad ogni modo i consorziati ne hanno approfittato per cercare di fermarlo. Nella colluttazione sono partiti altri colpi: uno ha colpito a morte Elisabetta Silenzi, una delle tre vittime, un altro ha colpito di striscio al volto Silvio Paganini, 67 anni, che però è riuscito a disarmarlo.
Nel frattempo sono intervenuti i Carabinieri che lo hanno arrestato. “Mi avete lasciato 6 anni senza acqua” ha gridato mentre veniva bloccato.
Voleva scappare
Campiti voleva scappare probabilmente all'estero. Oltre ai caricatori e ai proiettili, l'uomo aveva con sé tre zaini pieni di vestiti di ricambio, un passaporto, un notebook. Nel portafogli aveva circa 530 euro e in macchina teneva 6000 euro in contanti. È probabile che il suo intento fosse quello di andarsene dall'Italia per non pagare per ciò che aveva fatto.