Roma
Stupri di gruppo, droga e alcool: dal massacro del Circeo ad oggi nulla muta
Orrore a confronto: i tratti comuni tra la vicenda del 1975 e lo stupro di gruppo di Primavalle. Tutto nell'indifferenza per le ragazze
di Bianca Fasano
Tra il “massacro del Circeo”, realizzato da giovani dei Parioli nel 1975 e la festa fra adolescenti di Capodanno tra il 2020 e il 2021, che avvicina parioline e giovani residenti in borgate e periferia di Roma, esistono tratti comuni: stupro di gruppo, alcool e droga.
Viene impetuosamente alla luce, a un anno di distanza dai fatti, la violenza perpetrata da tre (e forse più) ragazzi la notte di Capodanno del 2021 (31 dicembre 2020) su di una giovane di sedici anni, la quale il 2 gennaio del 2021, ha poi denunciato lo stupro, subito in una villetta, sede di una festa tra adolescenti, nel quartiere di Primavalle. I violentatori non sono pariolini, diversamente da quanto accadde nel mai dimenticato “massacro del Circeo”, un caso di rapimento e omicidio avvenuto nel comune italiano di San Felice Circeo tra il 29 e il 30 settembre 1975. Violenza, droga, alcool e un’assoluta indifferenza umana nei confronti delle ragazze prese di mira. I tre responsabili del crimine appartenevano ad agiate famiglie romane: Andrea Ghira, ventiduenne, era figlio dell'imprenditore edile ed ex campione olimpico di pallanuoto Aldo Ghira; Angelo Izzo, ventenne, era studente di medicina; Giovanni Guido, detto "Gianni", diciannovenne, studiava invece architettura.
Donatella Colasanti e Rosaria Lopez stuprate per un giorno e una notte
Donatella Colasanti e Rosaria Lopez furono sequestrate, stuprate e torturate per un giorno e una notte dai tre giovani studenti, definiti al tempo neofascisti, della Roma bene. Sopravvisse soltanto Donatella, fingendosi morta, e dovette affrontare, nel 1976, a soli diciassette anni, un processo in cui (naturalmente) la difesa cercò di mettere in discussione il loro ruolo di vittime. Difatti la difesa di Izzo e Guido puntò ad attenuare la responsabilità dei due sostenendo la non premeditazione e fece di tutto per demolire la credibilità e la reputazione delle giovani. Al tempo non era difficile: negli anni settanta la dignità femminile, nei casi di stupro, era pressoché inesistente. Tuttavia giunse una sentenza storica, protesa alla salvaguardia della dignità delle donne; i tre aguzzini furono condannati all’ergastolo.
Non era automatico: la figura della donna sembrava relegata a un ruolo di secondo piano anche dalla legge, finanche verso la fine del secolo scorso; annotiamo, poi, un consistente miglioramento con l'adozione di alcuni provvedimenti, quali la riforma del diritto di famiglia (1975), l'abolizione del delitto d'onore (1981) e la riclassificazione del reato di violenza sessuale da "delitto contro la morale” a “delitto contro la persona". Non è stato facile e non tutto è risolto, giacché ancora oggi, a livello globale, la violenza sulle donne è considerata anche un problema sanitario, come rimarca il Ministero della Salute1.
Nella Roma bene non cambia nulla
Eppure il fenomeno resta, se è vero che la violenza e lo stupro su una minorenne richiamano ancora la nostra attenzione, tornando a far parlare dei ragazzi della cosiddetta "Roma bene"; tuttavia qualcosa sembra cambiato, dal momento che, questa volta, i colpevoli sono giovani di borgata e la vittima designata “una pariolina”.
Dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, ossia in piena pandemia, periodo in cui, secondo le disposizioni allora vigenti in materia di contrasto al Coronavirus, festeggiare la fine dell’anno in gruppo costituiva reato e, tenuto conto del coprifuoco dalle 22:00, molti dei partecipanti furono autorizzati dai genitori a passare la notte nella casa che li ospitava. La ragazza sarebbe stata abusata in una condizione di alterazione psicofisica, dovuta a droga ed alcool.
Non si esclude che qualcuno abbia potuto manipolare il suo stato di lucidità con la “droga dello stupro”, in quanto, al momento in cui l'adolescente fu accompagnata all'ospedale Villa San Pietro, indagini mediche appurarono che nel suo sangue fossero riscontrabili tracce di sostanze tali da ipotizzare che la giovane, al momento della violenza, si trovasse in condizione d’inferiorità psico-fisica. Il che aggrava la posizione degli indagati. Alla giovane, che non ricorda con chiarezza lo svolgersi degli eventi ma solo di essersi svegliata piena di lividi e dolorante in ogni parte del corpo, furono diagnosticate lesioni guaribili in trenta giorni.
La droga portata dalla parioline
Colpevoli dei fatti tre giovani tra i diciannove e i ventuno anni, che sono stati accusati di violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo aggravata; tuttavia, essendo in corso ulteriori indagini, si presuppone che la comprensione di come si siano svolti gli avvenimenti sia suscettibile di ulteriori sviluppi. La droga, invece, era stata portata proprio dalle “parioline” invitate alla festa, e tanto si è potuto evincere anche dalle loro chat nei giorni successivi, laddove le stesse descrivevano le allucinazioni indotte dalle droghe o si riferivano alle trattative per l’acquisto delle sostanze illecite. Una delle ragazze incaricate di procurarla lamentava il rischio che avrebbe corso girando per Roma “con un chilo di merce”. L’amica in pericolo, inoltre, non è stata difesa.
Tornando, invece, allo svolgersi dei fatti del passato meno recente, ricordiamo il modo con cui Donatella venne ritrovata viva (salvatasi perché si era finta morta): in via Pola, quel 29 settembre 1975, laddove un flebile lamento proveniente dal bagagliaio di una Fiat 127 attirò l'attenzione di un metronotte. Richiamati i carabinieri, questi forzarono il portabagagli. Apparve il viso stravolto e insanguinato di una ragazza riccioluta, nuda e sporca e, accanto a lei, il corpo dell’amica morta. L’immagine, immortalata da un fotografo, resterà per sempre a ricordo di quell’orrore.
Donatella, diciassette anni e Rosaria, diciannove, si erano fidate di due ragazzi del quartiere Parioli, che le avevano affascinate. Cosa ha, invece, attirato una decina di giovanissimi dei Parioli, figli di medici, avvocati e professionisti, a partecipare ad una festa in una casa sconosciuta, con trenta giovani di Primavalle e Torrevecchia?
Dalle indagini, dalla ricostruzione, si è appurato che al pianterreno c'era un divano, il tavolo delle droghe e dell'alcol. Non mancava chi si metteva la pista di coca sullo schermo del cellulare e neanche l'olio di hashish per le sigarette. A parte lo stupro, ci sono sei indagati minorenni accusati di aver introdotto droga a quel party di Capodanno. Tra loro, anche le ragazze dei Parioli.