Stuprò ragazza 18enne in commissariato: la Cassazione conferma la condanna
La Suprema Corte respinge il ricorso. L'ispettore dovrà scontare 4 anni di carcere
La Cassazione conferma la condanna per M. S., l'ispettore di polizia che nel 2013, aveva violentato una ragazza appena 18enne, fermata per un controllo antidroga insieme al fidanzato e a tre amici.
L'uomo aveva abusato sessualmente della ragazza, nella cui macchina era stato trovato un piccolo quantitativo di hashish, all'interno del suo ufficio al commissariato di Polizia di San Basilio, “forte e consapevole”, scrive la Cassazione, di poter “ingenerare una condizione di timore e di soggezione nella ragazza, tanto più per avere egli posto in essere la condotta abusante nell'esercizio delle sue funzioni di commissario e all'interno del Commissariato dove prestava la sua attività lavorativa".
La ragazza non ha opposto resistenza, ed è di questo elemento che M. S. si era avvalso per presentare ricorso nel 2016, sostenendo che la giovane fosse consenziente. La Suprema Corte ha però chiarito che la carica ricoperta dall'ispettore al momento del fermo e la condizione di colpevolezza della giovane trovata in possesso di droga possono averla spinta a non opporsi alle violenze per “timore di danneggiare la posizione degli altri quattro ragazzi e la propria, nonché dal rischio di una denuncia per possesso di stupefacenti". È stato quindi respinto il ricorso presentato dal poliziotto e confermata l'aggravante di abuso dell'autorità derivante dalle sue funzioni.
I giudici di piazza Cavour, nel confermare la sentenza d'appello, sottolineano la "valenza particolarmente negativa della condotta posta in essere dall'imputato, in relazione sia all'incisività dell'atto sessuale", sia "all'abuso di autorità derivante dalla funzione ricoperta dell'imputato, circostanze - conclude la Cassazione - entrambe volte ad escludere un'attenuata compressione della libertà sessuale della vittima". L’ispettore venne arrestato alcuni mesi dopo la violenza, nell’ottobre 2013, e fu proprio la ragazza — figlia di un carabiniere — a denunciare l’abuso subito dallo stupratore in divisa.
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