Roma
Tangenti al Miur, la svolta: Giovanna Boda ha chiesto il rito abbreviato
Per Boda era stato chiesto il rinvio a giudizio il 6 dicembre. Altre sei posizioni hanno già patteggiato le accuse
È arrivata la svolta nel caso degli appalti truccati del Ministero dell'Istruzione. L'ex capo del Dipartimento Risorse Umane del ministero, Giovanna Boda, accusata di corruzione, ha chiesto di essere giudicata con il rito abbreviato. Insieme a lei altri tre imputati hanno chiesto lo stesso. Gli altri imputati saranno invece giudicati con rito ordinario.
Per Boda è stato chiesto il rinvio a giudizio il 6 dicembre scorso. La prima udienza del processo è fissata per il 30 maggio. Nell'inchiesta già sei posizioni hanno chiesto di patteggiare le accuse di corruzione e turbativa d'asta. L'avvocatura dello Stato ha dichiarato la sua intenzione di costituirsi parte civile per conto del ministero e della Presidenza del Consiglio.
I fatti e le accuse
Secondo la tesi accusatoria, formulata dal pm Carlo Villani, Giovanna Boda che era incaricata di selezionare alcuni progetti scolastici da appaltare, avrebbe ricevuto indebitamente del denaro o comunque la promessa di un pagamento, stimato in 3,2 milioni, da parte di due imprenditori, anch'essi imputati. I due erano legati tre società che tra il 2018 e il 2021 hanno ricevuto incarichi da parte delle scuole per 23,5 milioni.
Tra i fatti attribuiti alla Boda c'è anche una email in cui preannunciava a uno degli imprenditori la bozza di un bando volto a raccogliere progetti scolastici per fronteggiare la povertà educativa. L'imprenditore le avrebbe suggerito delle modifiche e lei le avrebbe recepite. Inoltre pare che l'imprenditore partecipasse alle riunioni al Ministero. Ecco perché tra le accuse c'è anche la rivelazione di notizie d'ufficio che avrebbero dovuto restare segrete.