Tar del Lazio, Volpi mette sotto accusa il nuovo codice degli appalti
Boom di ricorsi nel Lazio tra il 2013 e il 2016, 60mila sono quelli pendenti
Tar del Lazio sommerso dai ricorsi che negli ultimi tre anni sono aumentati del 25%, arrivando a rappresentare il 29% sul totale nazionale.
E il nuovo codice degli appalti non fa che complicare il quadro normativo rendendone difficile l'attuazione. A mettere sotto accusa il nuovo regolamento è il presidente del Tar del Lazio Carmine Volpe che, in occasione dell'anno giudiziario 2017 del tribunale amministrativo ha snocciolato i dati.
Boom di ricorsi tra il 2013 e il 2016
"Nel quadriennio concluso il Tar del Lazio e' stato attraversato da un significativo afflusso di contenziosi, che ha incrementato in modo rilevante il numero dei ricorsi introitati negli anni più recenti. Si e' passati da 11.562 ricorsi del 2012 a una media di 15.400 nel quadriennio 2013-2016, con un aumento complessivo del 24,93% rispetto alla media del decennio 2003-2012".
Tuttavia, Volpe spiega che nel 2016 "si e' registrata una lieve flessione dei depositi (15.605) pari al -2,07% rispetto al 2015 (15.935), determinata soprattutto dal minor numero di ricorsi per l'esecuzione di giudicato derivanti dalla mancata esecuzione di condanne emesse ai sensi della legge Pinto". Volpe precisa inoltre che "la materia che nell'anno ha fatto registrare i più alti introiti e' stata quella attinente al contenzioso scolastico e universitario, con 2.168 ricorsi incamerati pari al 13,89% dei ricorsi complessivi".
Il numero dei ricorsi depositati al Tar del Lazio rappresenta quasi il 29% del totale nazionale, precisamente il 28,67%.
"Per le dodici sezioni del Tar del Lazio, alcune costituite da soli tre o quattro magistrati, la media di ricorsi nell'anno è stata pari a circa 1300 per sezione", ha poi aggiunto.
Nel Lazio 60mila ricorsi pendenti
Al 31 dicembre 2016 i ricorsi pendenti al tar del Lazio sono circa 60mila.
"Anche se in leggera diminuzione (-5,38%), il dato dei ricorsi pendenti al 31 dicembre 2016 risulta comunque imponente (59.777). E nell'attuale situazione di carenza di organico e a legislazione vigente, è difficile elaborare un serio programma di smaltimento dell'arretrato", ha spiegato Volpe. "Con riguardo all'arretrato si potrebbe pensare alla costituzione di un ufficio spoglio sulla falsariga di quello che è avvenuto in Corte di Cassazione. È evidente però che l'operatività di un ufficio spoglio non è ipotizzabile in una situazione di carenza di organico di magistrati".
Nuovo Codice degli appalti
Poi l'affondo contro il nuovo codice dei contratti pubblici.
"Nella mia precedente relazione avevo manifestato un'aspirazione: è imprescindibile la ricerca di un assetto normativo stabile e chiaro, di procedimenti amministrativi più semplici, nonché di un'amministrazione efficiente. La normazione più recente continua ad andare in controtendenza. Il nuovo codice dei contratti pubblici avrebbe dovuto semplificare il quadro normativo vigente e conseguire significativa riduzione e certezza dei tempi relativi alle procedure di gara e alla realizzazione delle opere pubbliche. Nell'ennesima stagione di semplificazione lo slogan quasi si capovolge: da "semplificare è complicato' a 'complicare è semplificato'. Si producono sempre nuove norme ma non se ne cura la coerenza e soprattutto l'attuazione, e quindi il funzionamento. Con difficoltà conseguenti per coloro che le devono applicare (amministrazione e giudici)".