Roma

Tassa di soggiorno, turisti spennati e senza servizi. Roma è la più cara

Uil Roma e Lazio: “Capitale non in grado di far fronte alle richieste turistiche”

La tassa di soggiorno vale per Roma 123 milioni ogni anno: una manna dal cielo per la capitale che però, invece di investire i soldi dei turisti nei servizi e nelle strutture ricettive, li usa per colmare i suoi debiti.

Istituita nel 2010 proprio per ripianare il deficit del Campidoglio, l'imposta di soggiorno è stata poi estesa, in maniera facoltativa, a tutte le città turistiche o d'arte. Roma è la città italiana che più ha beneficiato dell'imposta in questi anni, raggiungendo nel 2015 un incasso doppio rispetto a Milano (61 milioni di euro) e quadruplo rispetto alle due città d'arte per eccellenza: Venezia (27,6 milioni di euro) e Firenze (26,7 mln). Seguono a distanza Torino e Napoli, con entrate pari rispettivamente a 5,9 milioni e 4,6 milioni di euro.

E Roma è anche la città dove la tassa è più cara: secondo i calcoli della Uil di Roma e del Lazio, nella capitale per una notte in un albergo 3 stelle si paga 4 euro, per un albergo di lusso 7 euro, in un B&B 3,50 euro, in agriturismo 4 euro e in campeggio 2 euro. Per fare un confronto, a Venezia, di fronte al Ponte di Rialto, a seconda delle stelle che si scelgono, l’imposta in un albergo costa da 2 euro a 5 euro a notte.
"Entrate che, per legge, dovrebbero essere destinate ad un miglioramento delle strutture ricettive e turistiche ma che spesso servono soltanto a colmare un deficit ormai strutturato e strutturale”, spiega il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica. “La Capitale nonostante le sue enormi risorse, spesso non è in grado di far fronte alle richieste turistiche: manca un ostello degno di questo nome, un polo fieristico e l'intero sistema delle infrastrutture e' da ripensare e rifare. Oltre al fatto che l'immagine che la città sta offrendo agli stranieri soprattutto in questi ultimi anni non è certo degna di una Capitale che sarebbe d'arte, di turismo e di cultura. Ma solo potenzialmente ormai".

L’imposta di soggiorno, che nel 2011 coinvolgeva solo una decina di comuni italiani, oggi viene applicata in ben 650 città della penisola e ha prodotto nel 2015 un gettito per le casse dei Comuni di oltre 431 milioni di euro. Per istituirla, è necessario un Regolamento Comunale approvato dal Consiglio, può essere applicata da 10 centesimi a un massimo di 5 euro per ogni notte di soggiorno. Ancora una volta fa eccezione la Capitale, dove l’imposta può arrivare a 10 euro per notte. Le modalità di applicazione sono diverse e vanno dal versamento di un importo fisso a un importo variabile a seconda delle stelle della struttura.
"In linea generale, il sindacato non e' contrario a priori a questa imposta, preferibile all’aumento delle addizionali IRPEF o della TARI soprattutto nella Capitale dove i cittadini fanno i conti con la tassazione più alta d'Italia, ma l'imposta di soggiorno deve servire soprattutto a disegnare un fisco locale più equo e a rimettere in moto l’occupazione, anche attraverso investimenti nelle opere infrastrutturali e turistiche", conclude Civica.