Roma
Tassa sulla pipì a Roma: ecco chi ha inventato e difende la norma monstre
Il consigliere del Lazio Maselli confessa e si attribuisce la norma che trasforma il diritto alla pipì in una tassa occulta. E la difende
Tassa sulla pipì a Roma e nel Lazio: l'inventore del balzello occulto inserito nella legge regionale che riordina il settore del commercio, esce allo scoperto e confessa di essere l'autore di quelle due righe con le quali si dà facoltà di far pagare l'accesso a bagni in ristoranti, bar e pizzerie a condizione che ci sia un cartello.
Si chiama Massimiliano Maselli, viene da una tradizione democristiana e nel 1995 ha debuttato nel Consiglio regionale del Lazio. Attualmente è presidente del Gruppo Noi con l'Italia in perfetta e totale solitudine e appoggia il centrodestra. Dunque, Maselli da presidente della Commissione Sviluppo Economico, si è speso in difesa della norma monstre che, se approvata dal Consiglio regionale, non solo darà uno schiaffo al Comune di Roma, ma aprirà il via libera al business della pipì, trasformando un'esigenza fisiologica garantita dagli esercizi pubblici, in una nuova stagione in stile Vespasiano.
L'ottimo Maselli commenta così la denuncia di affaritaliani.it: “E' bene chiarire che il Testo Unico sul commercio non prevede alcuna tassa sull'uso dei servizi igienici degli esercizi pubblici. Trovo stucchevole e scorretto che vengano messe in giro notizie del tutto prive di fondamento”.
E proprio perché “stucchevoli e prive di fondamento”, il presidente chiarisce, aggiunge e involontariamente conferma: “... Qualora il servizio igienico, per i soggetti diversi dalla clientela dell'esercizio, sia messo a pagamento, il prezzo dello stesso deve essere reso ben noto attraverso l'apposizione di idoneo cartello. Si tratta quindi di una norma che ha come obiettivo quello di tutelare esclusivamente il pubblico”.
L'autogol è servito. Per Maselli la tutela del pubblico è quella di garantire un tassa sulla pipì che prima non esisteva. Non esiste nell'insieme di leggi e regolamenti che permettono l'apertura di un pubblico esercizio dove il bagno è uno dei requisiti fondamentali per l'apertura tra l'altro sanzionato, e non esiste a Roma, dove il Comune ha chiarito con una nuova disposizione che chi ha un bar o un altro tipo di locale aperto al pubblico deve mettere a disposizione anche dei non clienti la possibilità di usufruire dei servizi igienici. E' scritto ma la norma che Maselli difende con accanimento, ignora qualsiasi legge o regolamento comunale. Dunque, far pagare l'accesso al bagno è controlegge.
Ma dietro quelle due righe c'è di più. Da un punto di vista giuridico la possibilità di vedere cancellate le funzioni di pubblico servizio di bar e ristoranti, stravolgendo completamente i principi cardine che regolano il settore. Ma la lettura che affaritaliani.it ha dato alla norma, Maselli la definisce “capzioso e sleale”, ragion per cui invitiamo il consigliere Maselli a:
1 - Rileggersi il compendio di leggi sul commercio e sui pubblici servizi. (se non è in grado lo aiutiamo volentieri);
2 - Rileggersi il Nuovo regolamento di Polizia Urbana del Comune di Roma approvatolo scorso 5 luglio;
3 – Ascoltare la voce dei consumatori che sono i rappresentanti dei cittadini e non limitarsi a concedere gentilezze alle lobby dei baristi e dei ristoratori inserendo due righe confuse che generano solo il caos;
4 - A rileggere con mente lucida le sue dichiarazioni per evitare accuse ridicole smentite dalle sue stesse parole e peggiorare la sua imbarazzante posizione di legislatore.
5- A preparasi a una pioggia di emendamenti che spazzeranno via la sua voglia di normare la pipì di romani e turisti.