Roma

Teatri e cinema chiusi: “Non riesco a capire, ripenso all'estate in Sardegna"

Lockdown dello spettacolo: la lettera dal cuore: “La tragicommedia perfetta, perché a teatro come a Mondello, #noncecoviddi”

Ho aspettato 24 ore. Riflettere per metabolizzare #parole di cui però ancora non trovo fondamenta. Ho sperato che, dormendo tutto il giorno, al risveglio potessi catalogare il tutto come “il peggiore degli incubi”. Ahimè, non è stato così. Guardo ad occhi aperti un #incubo vivo, che distrugge i #sogni di tanti, frantumando speranze e impegno di ognuno di noi.

La #ripartenza, sofferta e agognata, per tanti di noi non è mai arrivata. Abbiamo speso #tempo, #lavoro, #denaro, per allinearci a un’idea di #spettacolo che di per sé, non ci avrebbe neanche portato lontano. Eppure lo abbiamo fatto! Perché a differenza di un #cartellino timbrato ogni giorno, il nostro lavoro travalica la #fatica, per mescolarsi ad una volitiva #passione che quotidianamente ci porta a fare orari indefiniti per cachet mai giustamente qualificati.

Martedì scorso abbiamo presentato il programma 2020/21 dell’OFF/OFF Theatre, un quarto anno che brilla(va) di luce propria, con grandi nomi della #cultura, del #teatro e dello #spettacolo che, insieme a noi, hanno sposato l’idea del "ritorno", anche se contingentato. Dopo neanche una settimana, la notizia di una nuova #chiusura è un boccone amaro che non riesco a digerire. Nonostante le 24 ore di riflessione, non riesco a trovare una singola ragione per cui #cinema, #teatri e #palcoscenici debbano essere chiusi. Soprattutto dopo i diffusi dati di contagio a riguardo degli ambienti che lavorano con la cultura e con lo spettacolo.

E allora ripenso all’estate. Alle feste private non autorizzate in Sardegna. Alle foto dei pomeriggi a Via del Corso, con centinaia di persone "mascherina-munite”, pronte a far lo “struscio” senza motivo (invece di andare al parco o al mare, magari), lasciando i negozianti a bocca asciutta, a guardarli passare. Penso alle Metro piene, alle stazioni ingolfate. Alle immagini dei ragazzi ammassati fuori dalle scuole. Ai bus stracolmi. Alle manifestazioni dei negazionisti. Alle vie piene in piena estate. Ad un qualsiasi market aperto, con la gente al banco della frutta, tutt’altro che distanziata.

E inevitabilmente tornano agli occhi le sale vuote, con le sedute alternate. Con i pochi coraggiosi spettatori pronti a misurarsi finanche il pensiero, per dimostrare la propria idoneità alla "cultura a distanza". Penso ai locali. Ai ristoranti, che a fatica stavano riprendendo la propria strada. Ognuno di noi ha fatto e speso tanto per far sì che tutto fosse a norma. Un terzo di una sala o di un locale, non ci avrebbero di certo fatto veleggiare verso il benessere ma, quantomeno, ci avrebbero tenuto a galla in attesa che tornasse l’onda migliore. Ora guardiamo verso il fondo e la sensazione di colare a picco come tanti piccoli Titanic che affondano insieme ai propri orchestrali, è fin troppo tangibile.

In un Paese giusto, gli sforzi andrebbero riconosciuti. E intanto attendo il bonifico promesso, perché a fine novembre le tasse andranno comunque pagate. Ritorneremo? E' una domanda che fa sempre più drammaticamente rima con "speranza".

I miei rispetti Ministro Dario Franceschini - pagina ufficiale.

Questa è la più grande tragicommedia a cui io abbia mai assistito. Composta davvero a regola d'arte, perché a teatro come a Mondello, in fondo, #noncenecoviddi. Forza #teatro #teatroitaliano

Roberta Savona