Roma
Teatri di Roma in crisi: dal Brancaccio all'Eliseo, è guerra con Franceschini
Unione Teatri di Roma contro la scelta del Mibact di escludere le sale teatrali con meno di 300 posti dagli aiuti stanziati nel Dl Cura Italia: “Un'ingiustizia”
Teatri di Roma chiusi, abbandonati dal Governo ed in crisi nera causa Coronavirus: dal Brancaccio passando per l'Eliseo, il Parioli o la Sala Umberto, si arma la protesta delle sale romane della città contro la decisione del ministro Franceschini di escludere i teatri con meno di 300 posti dagli aiuti stanziati nel Dl Cura Italia.
Proprio così. Il decreto firmato il 10 luglio scorso dal numero uno del Mibact assegna 10 milioni di euro dei fondi emergenza cinema e spettacolo istituiti con il decreto legge Cura Italia al “ristoro dei mancati introiti da biglietteria e abbonamenti degli esercizi teatrali privati”, ma non a tutti. I 10 milioni verranno infatti ripartiti solo tra le sale che hanno almeno 300 posti a sedere ed in misura proporzionale ai minori incassi nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, in rapporto agli incassi ottenuti nello stesso periodo nel corso del 2019. Nessun aiuto quindi per le piccole realtà, ovvero quei teatri con meno di 300 posti che, in ogni caso, avrebbero fatto una fatica immane a rialzare la testa dopo mesi e mesi di incassi zero.
E così l'Unione Teatri di Roma, formata da 47 tra i più famosi teatri privati della Capitale, si è scagliata contro la decisione del Mibact, additando il ministro Franceschini di creare disparità tra i teatri più grandi e quelli più piccoli: “Il decreto del Ministro Franceschini datato 10 luglio e riferito all’esercizio teatrale, escludendo i Teatri con meno di 300 posti, ha inventato due nuovi insiemi per la categoria: quello delle sale teatrali sotto i 300 posti e quello sopra. La distinzione non ha basi scientifiche né pragmatiche e aumenta la discriminazione tra gli stessi Teatri, già provati dal lungo periodo di chiusura. Soprattutto quelli privati sono in condizioni che possiamo definire drammatiche. L'Utr ritiene scandalosa questa esclusione che evidentemente nasce dal budget, di soli 10 milioni, stanziato per i Teatri privati in tutta Italia. Da qui, la decisione di escludere tutti gli appartenenti all'insieme sfortunato dei teatri sotto i 300 posti”.
Da qui la richiesta proposta di modificare immediatamente il decreto ed inserire tra i beneficiari tutte le sale teatrali, senza distinzione di platee e di aumentare di altri 5 milioni il contributo, così da non escludere nessuno: “Non si pensi che il precedente contributo a pioggia di 10 mila euro, che peraltro non tutti hanno avuto, possa essere considerato sufficiente per i Teatri sotto i 300 posti – continua l'Unione –. Superfluo sottolineare il ruolo artistico fondamentale sostenuto dalle realtà inferiori ai 300 posti, perché sarebbe un'offesa all'intelligenza e una negazione della storia del Teatro. Dunque è doveroso rimediare a questa iniquità”.
Il decreto poi, secondo i teatri romani, taglia comunque fuori anche alcune sale tra le più famose e capienti: “Nel decreto si parla – prosegue ancora Utr – di almeno 1000 giornate lavorative per ciascuna sala con capienza compresa tra 300 e 600 posti e di almeno 1.300 giornate lavorative per ciascuna sala con capienza superiore ai 600 posti. Questi parametri escludono anche diversi Teatri di grande capienza. Per i Teatri privati raggiungere la soglia imposta è difficile in quanto molte attività vengono svolte in 'outsourcing' e le figure professionali a cui i Teatri si affidano, come commercialisti, uffici stampa, mascherine, consulenti del lavoro, tecnici, ecc.., sono liberi professionisti, pertanto il loro compenso non rientra nelle giornate contributive come richieste dal decreto, sebbene siano rispettati tutti i termini contributivi di legge. In aggiunta ogni struttura genera un enorme indotto, facilmente misurabile, che non è quantificabile nella modalità indicata. Appare evidente che gli unici elementi che possono davvero stabilire l'effettiva valenza di uno spazio sono il fatturato e il numero di spettacoli, elementi oggettivi e indiscutibili”.
La disperata richiesta d'aiuto dell'Unione Teatri di Roma si conclude con un appello al ministro Franceschini: “Apprezziamo lo spirito del provvedimento che però deve essere migliorato nel rispetto di tutte le sale teatrali e del Teatro italiano che in quelle sale vive. Ministro Franceschini, La invitiamo a tenere alto l'impegno fino ad oggi profuso, che tuttavia necessita di una maggiore consapevolezza del mondo teatrale, e riconsiderare il decreto secondo criteri più equi”.
L'Unione Teatri di Roma è formata dai teatri: Anfitrione, Arcobaleno, Auditorium Conciliazione, Basilica, Belli, Brancaccino, Brancaccio, Centrale Preneste, Ciak, Cometa off, degli Audaci, de' Servi, della Cometa, delle Muse, di Documenti, Eliseo, Euclide, Flaiano, Garbatella, Ghione, Golden, Italia, Le Maschere, Lo Spazio, Manzoni, Marconi, Moderno, Manfredi, Off Off, Olimpico, Palazzo Santa Chiara, Parioli, Petrolini, Porta Portese, Prati, Roma, Sala Umberto, Sette, Spazio Diamante, Spazio 18b, Stanze Segrete, Testaccio, Tirso de Molina, Trastevere, Verde e Vittoria.