Roma

Telefonate mute dai call center: la Procura di Roma apre un fascicolo sul telemarketing

Si indaga sul fenomeno che coinvolge milioni di italiani, i quali quotidianamente ricevono chiamate da numeri sconosciuti

Telefonate mute dai call center: la Procura di Roma apre un fascicolo sul telemarketing

Telefonate mute dai call center sui cellulari di mezza Italia, la Procura della Repubblica di Roma ha aperto una inchiesta, affidata ai Pm Silvia Santucci e Fabio Santoni, a seguito di formale denuncia presentata dal Codacons.

L'esposto Codacons dà il via all'indagine

L’associazione dei consumatori aveva infatti depositato un esposto alla magistratura capitolina dove si riportavano numerosi casi di telefonate “mute” ricevute in un breve arco di tempo sul numero di utenza mobile del suo presidente, Carlo Rienzi, che sul caso è stato convocato dalla stessa Procura il prossimo 3 aprile. Rispondendo a tali chiamate provenienti da numeri di cellulare, la comunicazione veniva avviata ma dall’altro capo del telefono non perveniva alcuna voce o suono, lasciando così il destinatario di tali telefonate in inutile attesa.

Milioni di italiani assediati dai call center

Un fenomeno che da tempo coinvolge milioni di italiani, i quali quotidianamente ricevono chiamate da numeri sconosciuti non presenti in rubrica, non ricevendo alcuna risposta una volta avviato il collegamento telefonico.  "Alla base di tale escalation vi sarebbe il telemarketing selvaggio – spiega il Codacons – Molti call center, per ottimizzare i tempi e incrementare il numero di utenti contattati, utilizzano software che programmano più telefonate di quante gli operatori fisici riescano a gestirne. In tal modo le chiamate partono in modo automatico, gli utenti rispondono ma i dipendenti dei call center sono impegnati in altre conversazioni, e le telefonate rimangono quindi “mute”. 

Il reato ipotizzato da Codacons

Ora le indagini della Procura potrebbero portare a ravvisare il reato ipotizzato dal Codacons, quello di molestia. L’art. 660 del codice penale stabilisce che “Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a cinquecentosedici euro”, principio ribadito dalla Corte di Cassazione secondo cui le telefonate mute e anonime integrano il reato di molestia e disturbo alle persone.