Telemedicina in Malawi: Sant'Egidio e l'ospedale S. Giovanni in missione
Sanità telematica: la richiesta inviata dal software viene smistata automaticamente allo specialista disponibile
Parte sabato 28 gennaio da Roma una missione di sette giorni con destinazione la repubblica Centroafricana del Malawi per implementare una rete di telemedicina italiana operativa da tempo nel paese africano.
Il circuito che si avvale, da sempre, del supporto sanitario e tecnologico dell’Ospedale S.Giovanni e, da quest’anno anche della Asl di Civitavecchia, è realizzato nell’ambito del programma Dream sviluppato dalla Comunita di S. Egidio.
Questi sette giorni serviranno a consolidare diverse postazioni di telemedicina a Blantyre la città più popolosa del paese africano. In particolare saranno inaugurate tre nuove postazioni finanziate dal Rotary e una sostenuta dalla ASL Roma 4. La missione si concluderà in Kenya, con il taglio del nastro di una postazione di telemedicina italiana al centro sanitario di Aina. Il progetto è della Global Health Telemedicine (Ght) Onlus di Roma, coordinata dal dottor Michelangelo Bartolo responsabile del servizio di telemedicina dell'Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma che da anni promuove progetti di cooperazione internazionale.
Ght è una Onlus nata nel 2013 dall'esperienza del programma Dream della Comunità di Sant'Egidio per la cura dell'HIV. Offre un servizio di teleconsulto medico, open source, gratuito, multidisciplinare che si avvale di un pool di specialisti italiani che prestano gratuitamente la loro consulenza. La richiesta inviata dal software viene smistata automaticamente, anche in considerazione dell'idioma, allo specialista disponibile che prenota la risposta impegnandosi a rispondere entro 24 ore o, nel caso di urgenze, nel più breve tempo possibile.
Le branche specialistiche collaudate sono 18, tra cui la cardiologia, la dermatologia e l'angiologia, la neurologia, la pediatria, la radiologia, l'oculistica, la chirurgia. Il sistema supporta sezioni di teleconsulti no profit dall'Italia anche per altre branche specialistiche. Ogni postazione remota è dotata di una serie di apparecchiature medicali, quali un elettrocardiografo, strumentazione per acquisire radiografia, ecografie, cartelle cliniche, fotografie HD, il tutto collegato ad una piattaforma web che, cosa più unica che rara, può funzionare anche off line, particolare che rende l'utilizzo possibile anche in zone con connettività internet limitata.
Il software invierà quindi il quesito agli specialisti interpellati che riceveranno una notifica via sms o email. Il primo disponibile prenderà in visione il caso clinico e potrà dare indicazioni diagnostiche e suggerimenti terapeutici. Una specie di radiotaxi della sanità che si sta diffondendo sempre di più e che rappresenta forse un nuovo modo di fare cooperazione.
I dati di attività sono eloquenti: in pochi anni oltre 5000 teleconsulti provenienti da 24 centri sanitari in 9 paesi africani, 120 specialisti italiani che offrono gratuitamente la loro professionalità, 5 corsi di formazione per medici e infermieri africani, una quindicina di centri remoti in attesa di essere collegati con la rete della Global Health Telemedicine. Ogni teleconsulto è monitorizzato attivamente anche dal centro Servizi di telemedicina dell'ospedale San Giovanni di Roma che ha recentemente siglato un accordo con la Comunità di Sant'Egidio per sostenere il programma.
L'attività di Ght è rivolta soprattutto, ma non solo, ai Paesi in via di sviluppo con particolare attenzione all'Africa sub sahariana. Al ritorno in Italia della missione Ght in partenza saranno nove i Paesi dell'Africa collegati ai servizi di telemedicina italiana no profit: Angola, Congo, Guinea, Mozambico, Repubblica Centroafricana, Tanzania, Togo, oltre al Malawi e al Kenya.