Roma

Termovalorizzatore Roma, diktat di Rampelli: “Prima la differenziata all'80%"

Il vicepresidente della Camera e numero 2 di Fratelli d'Italia, frena l'entusiasmo di Gualtieri: “E' commissario ma il piano lo facciamo noi”

Termovalorizzatore Roma e emergenza rifiuti, la tegola da sinistra di Sandro Ruotolo non basta. Dopo mesi di tentennamenti Fratelli d'Italia formalizza la sua posizione: “Prima la differenziata all'80% poi un impianto per bruciare i residui. Ce lo chiede l'economia circolare”. Parola di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e numero 2 del partito di Giorgia Meloni.

Rampelli è moderato e istituzionale nei toni ma fermo nelle convinzioni a partire da Roma, “ormai ridotta a un agglomerato urbano della più profonda e povera Africa Nera”.

Rampelli, favorevole o contrario a un impianto che dovrebbe bruciare oltre 700 mila tonnellate l'anno di rifiuti?

“La questione è molto complessa e non si può liquidare con una battuta, Noi abbiamo la conduzione della Regione Lazio con il Presidente Rocca e dobbiamo trovare una soluzione virtuosa che riattivi il recupero di materia prima che a Roma è sconosciuto. Il pianeta vede scarseggiare materie prime o impattare in costi sempre più alti per reperirle. Tutta Europa recupera la materia, Roma non può andare nella direzione del ‘brucia tutto’. Non è sostenibile, non lo prevede l'Europa e le sue direttive ed è comunque antieconomica. La madre di tutte la battaglie è arrivare con la differenziata all'80% in 5 anni e la capitale sta fin qui facendo una pessima figura anche rispetto alle altre città del Lazio. È prioritario mettere in ordine tutte le filiere del recupero, del riuso e del riciclo perché è importante fare bene la raccolta differenziata, ma è ancora più importante far funzionare a regola d'arte le filiere, anche per stimolare i cittadini a collaborare e responsabilizzarsi. E poi vanno realizzati gli impianti di trattamento, indispensabili per attivare questo circuito ottimale di economia circolare. Fatto questo, c'è un residuo che si può anche bruciare. Ma è un residuo e non si può invertire questa classifica e puntare tutto sull'incenerimento dei rifiuti, trascurando le indicazioni sull'economia circolare a salvaguardia della qualità dell'aria che respiriamo”.

In numeri: quanti rifiuti dovrebbe bruciare questo impianto?

“Tutto il mondo è in battaglia contro le alterazioni climatiche e noi non possiamo immettere Co2 in atmosfera a cuor leggero sovradimensionando i termocombustori, con il rischio che - per il solo fatto di dover far funzionare i forni h 24 - si sia costretti a conferire anche i rifiuti che invece vanno recuperati. Lo possiamo fare solo per trattare il residuo del 20% dei rifiuti non recuperabil. Un impianto di termocombustione deve essere commisurato a questa funzione. Quello immaginato a Santa Palomba è fuori scala, in potenza potrebbe bruciare i rifiuti di mezzo Meridione, mentre il ciclo più performante è quello che si mantiene sulla scala dell’area vasta regionale”.

Ma il nodo della localizzazione resta aperto. E il Comune di Roma ha già deciso...

"Ritengo bislacco che possa essere collocato a 1 chilometro dal Santuario del Divino Amore, mèta di pellegrinaggi internazionali e in un'area dove esiste perfino una strada storica vincolata dalla Sovrintendenza come la via Ardeatina. Si tratta poi di un pezzo produttivo dell'Agro romano con eccellenze vinicole, agricole e olio di pregio. E' inverosimile che ci sia stata fatta questa scelta. Non è solo un problema di viabilità, che può essere superato con un po’ di ingegneria. Quel quadrante dovrebbe essere un gioiello mondiale per Roma e per L'Italia, un'area che parte dal Circo Massimo, attraversa il parco dell'Appia Antica, la Tenuta di Tor Marancia, il parco della Caffarella, il parco di Tor Fiscale, il parco degli Acquedotti, il Divino Amore, il Parco dei Castelli che dovrebbe essere attraversato da percorsi ciclo pedonali con area di sosta e ristoro, casali pubblici trasformati in bed & breakfast. Stiamo parlando della più grande area archeologica protetta del mondo, un territorio senza eguali per storia, paesaggio, biodiversità e qualità enogastronomiche. E noi invece di proteggerlo dal traffico di superficie e mettere in rete questo ben di Dio non troviamo di meglio da fare che realizzare un mostro per bruciare 800mila tonnellate di rifiuti l’anno. Con annesso transito di centinaia mezzi pesanti ogni giorno”.

E' una posizione condivisa col presidente della Regione, Francesco Rocca?

“Le dichiarazioni di Rocca sono “non ostative” all'impianto di termocombustione ma subordinate alla riattivazione immediata ed efficace della filiera dell’economia circolare. Una posizione saggia ed equilibrata. Non si fa una torta partendo dalla ciliegina. Se non va bene l'economia circolare bisogna che Gualtieri faccia dire al PD in Europa che si sta sbagliando tutto. Troppo facile fare gli europeisti e gli ecologisti a chiacchiere e poi bruciare i rifiuti”.

Quali strumenti la Regione Lazio potrebbe usare?

“Abbiamo una competenza regionale sul Piano Rifiuti e un potere commissariale che Draghi ha conferito a Gualtieri e quindi i poteri ce l'ha il commissario. Ma va da sé che il ciclo dei rifiuti ha una dimensione industriale e non è racchiudibile nei confini di un Comune, qualunque esso sia. Per forza la Regione e il Comune devono collaborare perché il ciclo deve essere gestito in maniera efficiente per tutta l'aree vasta regionale. Un dialogo è obbligatorio e noi siamo ottimisti. Del resto escludo che Gualtieri sia contrario alla differenziata ma allora è necessario investirci sopra, essere decisi e determinati, far funzionare la raccolta e il trattamento ponendo fine alla vergogna di una città sudicia, dove viene trascurato lo spazzamento, ci sono cassonetti di vecchia concezione sempre malconci e scoperchiato, questa vergogna deve finire. Roma sommersa dai rifiuti sembra un agglomerato urbano della più profonda e povera Africa Nera”.