Terremoto ad Amatrice, una perla d'Italia cancellata nell'ora del diavolo
Alle 3,36 la terra ha iniziato a tremare: l'ora di satana è alle 3,33
di Fabio Carosi
Dal lago di Scandarello sino allo storico Hotel ristorante Roma. La “grande bellezza” dell'Appennino si snoda lungo la via Salaria che si arrampica sino ad Amatrice per poi fare il salto di Regione tra i monti della Laga e unire con la provincia di Ascoli.
Il terremoto della notte tra martedì 2 e mercoledì 24 agosto, cancella l'opera dell'uomo che per anni ha scelto di sfidare la divisione tra quelle montagne che svolano verso l'Adriatico e quelle che si tengono ancorate al Tirreno. Gli amanti della numerologia sostengono che nel terremoto ci sia la matrice satanica: L'Aquila è stata sconvolta alle 3,32, mentre Amatrice è stata ridotta in macerie alle 3,36: l'ora del diavolo è fissata alle 3,33.
Dieci chilometri quadrati che hanno ballato agitati da una forza demoniaca che ha cancellato in un sol colpo un ospedale che era diventato il simbolo della spending review e che gli amatriciani hanno difeso con le unghie e coi denti. Via Roma, il corso. La Perla, Da Giovannino, la Campagnola, il Castagneto e il Casaletto: luoghi indimenticabili per chi almeno una volta nella vita è andato in vacanza ad Amatrice e si è innamorato dell'aria che si respira lontano da Roma.
E non è solo la pluridecorata pasta all'amatriciana che ha reso famosa questa località. Sì, la pasta, gli spaghetti, il contenzioso tra gli eretici di aglio e cipolla e l'antagonismo storico con la “gricia”, quella che il pomodoro americano ha imbastardito ad uso commerciale e che i pastori inventori della ricetta di “montagna” evidentemente non avevano. La vera forza di Amatrice è nei suoi abitanti: gente fiera che è emigrata dopo la Seconda Guerra a Roma e che nella Capitale ha fatto fortuna con la gastronomia ma che non ha mai dimenticato le origini, senza rinunciare almeno ad una volta l'anno a un soggiorno nell'Alto Piceno.
Come tutte le “perle d'Italia” anche Amatrice ha sempre lottato contro lo spopolamento: nel 1951 gli abitanti erano oltre diecimila, ora sono poco più di 2800 e per la maggior parte anziani che non si arrendono. Gli amatriciani: gente di montagna con sangue abruzzese che non si arrenderanno neanche dopo la tragedia che ha colpito il paese e le sue frazioni. Sapranno reagire, statene certi.