Roma
Terremoto ai Castelli Romani, il vulcano fa tremare Roma: pericolo gas e magma
Tra venerdì e sabato 15 scosse tra Lariano e Rocca Priora. L'esperto dell'Ingv: “Il Vulcano Laziale non è spento. Sotto di lui flussi e risalite di magma”
Terremoto ai Castelli Romani, il Vulcano Laziale fa tremare Roma e dintorni: c'è lui dietro allo sciame sismico che ha colpito i Castelli tra venerdì e sabato scorso, con 15 scossi in sole 24 ore. Ma se la terra al momento pare essersi fermata, i pericoli per la zona sono ancora molti.
A parlare della situazione dei Castelli Romani è Alessandro Amato, sismologo dell'Ingv.
Tra venerdì e sabato scorso ai Castelli Romani sono state registrate 15 scosse di terremoto, la più alta di magnitudo 3.0. Ora due giorni di pausa. Sono possibili nuovi sismi nei prossimi giorni?
“Questo sciame è durato esattamente 24 ore, dalle ore 14 del 28 agosto alle ore 14 del 29. I terremoti sono sempre possibili ma studiando i fenomeni in questa zona possiamo dire che la loro durata va il più delle volte dalle poche ore ai pochi giorni, sono 'sciametti' che non durano molto tempo e spesso composti da poche decine di scosse come in questo caso. C'è da dire che sono state parecchie in zona Castelli Romani negli ultimi 20 anni ma la situazione è sempre stata sotto controllo poiché la loro magnitudo è sempre stata piuttosto bassa. Diverso il discorso del lungo sciame sismico che ha interessato la zona dei laghi tra il 1989 e il 1990, che durò oltre un anno con diversi terremoti di magnitudo intorno a 4”.
A cosa sono stati dovuti questi terremoti? Centra qualcosa il cosiddetto Vulcano Laziale?
“Sì, quella del Vulcano Laziale è una delle aree attive con circolazione di fluidi nel sottosuolo. Il vulcano non è più attivo da circa 30mila anni ma non è spento poiché è in uno stato di quiescenza. Questo quindi fa si che sotto di lui siano costanti flussi di calore, gas e risalite magmatiche che generano poi i terremoti. Ha dei periodi di attività storica importante, come intorno al 1989 ed al 1990 quando ci furono diverse scosse intorno al magnitudo 4.0 nella zona dei Colli Albani e di Nemi. Per quanto riguarda i terremoti dei giorni scorsi, stiamo ancora studiando per capire se sono stati dovuti ad un delle risalite di magma o a dei fluidi che generano pressione e conseguente movimento”.
C'è la possibilità di un suo risveglio? Quali potrebbero essere le sue conseguenze?
“Il risveglio è molto difficile, questo è appunto un vulcano inattivo da oltre 30mila anni. Oggi non ci aspettiamo nessun risveglio, non c'è nessun rischio nell'immediato. Magari però tra 10mila o 30mila anni potrebbe tornare in attività. Proprio per questo motivo l'Ingv non smetterà di studiare la zone e tutti i suoi annessi pericoli. Su tutti, i nostri occhi sono puntati su gas e deformazioni del suolo. In particolare le emanazioni gassose, ad esempio CO2, sono pericolosissime perché inodori e letali. Sono rischi indiretti di un vulcano spento che non possono farci abbassare l'attenzione. In futuro vedo più probabili delle scosse più importanti rispetto ad un definitivo risveglio del vulcano”.
I Castelli Romani sono una zona sismica. Ma quanto è elevata la sua sismicità?
“La pericolosità sismica dei Colli Albani non è alta come quella delle zone appenniniche, ma comunque medio-alta. Pur non avendo avuto in passato terremoti forti come in Appennino, la estrema superficialità dei terremoti rende anche scosse di magnitudo piccola, 4 o 5, capaci di fare danni importanti. Un po' come è successo sull'Isola di Ischia qualche anno fa. Verso gli appennini invece gli epicentri sono più in profondità e le scosse hanno un riscontro sulla terra differente”.
Quali sono allora le zone sismiche più “pericolose” del Lazio?
“Quella del reatino, come ricordano i terremoti del 2016. Ma anche quella del frusinate, una zona interna del basso Lazio dove storicamente i terremoti hanno magnitudo più elevata”.