Roma
Terremoto, il giorno dell'ira davanti al Governo. “Montanari sì, fessi no”
Circa un migliaio sono arrivati nella capitale dalle zone terremotate del Lazio, delle Marche e dell'Umbria
Neve e freddo non hanno fermato i terremotati del Centro Italia che hanno manifestato in corteo fino ai palazzi del Governo.
Sono arrivati dalle zone terremotate del Lazio, delle Marche e dell'Umbria: circa un migliaio hanno sfilato da piazza Santi apostoli a piazza Montecitorio per chiedere di maggiore sostegno alle popolazione colpite dal sisma e poi dal maltempo. Dalle 69 frazioni di Amatrice è arrivata una nutrita la rappresentanza.
“Montanari sì, fessi no. Nessuno faccia il furbo” hanno scritto su uno dei tanti striscioni che hanno raccontato dolore, delusione, rabbia, speranza.
Sicurezza nelle procedure, procedure di guerra, spacchettamento degli appalti, rimozione urgente delle macerie, velocità nel rendere operativo il “fantomatico” ufficio per la ricostruzione, affiancamento di tecnici “veri”, militari, generali d'azione e di un magistrato garante ai due commissari dotati di poteri speciali: queste alcuni delle richieste alle esigenze che si fanno sempre più urgenti. E poi trasparenza sulle tante donazioni fatte attraverso la Protezione Civile e completamento urgente delle restanti 450 casette per la prossima primavera.
"Mai più figli di un Dio minore" dice un altro striscione. E ancora: "Per ricostruire ci vogliano cuore e mani, dove sono le vostre?", “Nonostante tutto, dentro questo buio, troveremo una via d'uscita”. Richieste e amare constatazioni: “La burocrazia uccide più del terremoto”, “Terremoto e valanghe: politici portate le braccia, noi vi diano pale e vanghe”. Un appello che racchiude la voglia di non mollare: “Via le macerie senza buttare la nostra storia”.