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Roma
Terremoto, tra le macerie di Amatrice si scava ancora: 73 morti

dal nostro inviato
Valentina Renzopaoli

AMATRICE - Non c'è più l'Hotel Roma, non c'è più il vecchio fornaio, non c'è più l'ex orfanotrofio poi trasformato in convento delle suore dove hanno perso la vita quattro anziane e tre suore, rimane ancora in piedi il campanile della chiesa su corso Umberto, ma tutto intorno è macerie, pietre da scavare, corpi ancora da trovare, polvere, tanta polvere.
Amatrice è sventrata e divisa in due: da una parte l'ospedale Grifoni anche lui sconquassato e via Roma con via di Porta Castello e via della Marina, dall'altro lato il centro sportivo dove è stato allestito il villaggio per gli sfollati. In mezzo il nulla: un saliscendi di cumuli di calcinacci, pezzi di mobili volati nel vuoto, tegole infrante.
Gli uomini della Croce Rossa, militari, Carabinieri, volontari della Protezione Civile scavano senza sosta, con le mani e con le ruspe mentre la terra trema ancora. E ad ogni scossa, c'è qualcuno che scoppia a piangere, in preda al terrore.

Ad Amatrice ci si arriva solo a piedi, cinque chilometri dallo svincolo della Salaria fino  al paese. La strada è riservata solo ai mezzi di soccorso, a decine fanno avanti a indietro, all'andata a velocità sostenuta, al ritorno con le sirene spiegate nel tentativo di raggiungere prima possibile l'ospedale più vicino.

Sulla strada, poco prima dell'ultimo versante, una ragazza in moto si ferma, si toglie il caso, rispende al telefono: “Si sto arrivando”. Un pausa, poi: “Sono morti??”. Altra piccola pausa: “Noooooo. Loro no”. Il pianto è a dirotto.

“Benvenuti ad Amatrice” c'è scritto sul cartello all'inizio dell'ultima salita. E da qui già si vede il primo orribile spettacolo della città sventrata. Si procede sulla strada davanti all'ospedale Grifoni, le crepe sulla facciata sono profonde, sulla piazzetta davanti è stato allestito un primo punto di soccorso. Sul cemento barelle, materassi, coperte e apparecchi per dare ossigeno.
Alcuni operai di una ditta edile trasportano a spalla casse di acqua e mettono a disposizione le loro pale e i loro picconi. E' un via vai di ambulanze e mezzi di soccorso.
Poi l'entrate nella cittadina: riconoscere il vecchio corso è quasi impossibile. Sul lato destro, di un palazzo crollato come un castello di carte rimangono in mostra le maioliche di un bagno color crema con fiorellini celesti, l'asciugamano ancora appeso, un guanto di gomma rosso appoggiato sul portasapone di una vasca che non esiste più.

Sulla sinistra, quel che resta dell'Istituto Femminile Don Minozzi: sotto le macerie ci sono ancora sette persone, quattro suore e tre anziani. Suor Marianna è sotto il porticato ancora in piedi, ha una ferita sulla testa suturata con alcuni punti, in mano una busta di plastica con alcuni pacchi di biscotti e bottigliette d'acqua. Racconta di quando, intorno alle quattro, il rumore della terra che si muoveva l'ha svegliata. “Ero all'ultimo il piano, il terzo. Ho provato ad uscire dalla camera, poi rientravo; mi sono nascosta sotto il letto, e ho sentito la voce di un ragazzo che ha udito le mie urla di aiuto. Lui mi ha salvata”. Suor Marianna, albanese di origine e residente a Roma, era arrivata un mese fa per aiutare le suore che nel convento offrivano cure agli anziani.
La strada per entrare nel cuore di Amatrice, via Roma, è avvolta nella polvere: nei momenti in cui la nebbia si dirada ecco lo spettacolo. Montagne di detriti oscurano la vista di ciò che c'è dietro: si distinguono solo le ombre degli uomini con la pettorina gialla e rossa che scavano tra i massi. Il rumore è quello delle ruspe che scaricano materiale, la litania delle sirene invece è costante.
Su via Umberto l'Istituto San Giuseppe è squartato, del vecchio forno non si riconoscono più nemmeno le pareti: dentro il palazzo sono sotterrate ancora tre persone. All'altezza di una palazzina su cui resiste il cartello di un'agenzia immobiliare e delle assicurazioni Generali, si recupera un corpo. E' avvolto in una busta blu scura e caricato su una barella. Viene trasportato di almeno sei persone.
In cima alla strada, prima di scendere verso il centro sportivo, c'è un piccola folla davanti ad una casa. Nel giardino è stata allestito un obitorio a cielo aperto. Sono raccolti qui i cadaveri.
E poi ecco l'hotel Roma: scivolato giù verso il precipizio. L'albergo più noto e antico di Amatrice praticamente sparito. Dentro sono rimaste almeno una ventina di persone. Era pieno in questi giorni: il prossimo week end era in programma la Sagra dell'Amatriciana, avrebbe dovuto festeggiare i cinquant'anni della pasta più conosciuta al mondo.

VIDEO 1. Terremoto: Amatrice fra le macerie

VIDEO 2. Le persone in strada fra le macerie di Amatrice

VIDEO 3. Macchine distrutte sotto le macerie, gente per strada con le coperte

IL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO STANZIA 1,2 mln
"Una tragedia immane, quella che si è consumata stanotte con la scossa di terremoto che ha colpito i paesi di Amatrice e Accumoli e quelli marchigiani immediatamente confinanti. Piangiamo le nostre vittime e quelle delle Marche, ci stringiamo ai loro familiari e seguiamo passo dopo passo le operazioni dei soccorsi nella speranza che il maggior numero di persone possa essere salvato". Così in una nota il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Daniele Leodori.
"Il Consiglio regionale del Lazio è in lutto e ho dato disposizione che le bandiere siano messe a mezz'asta- ha proseguito Leodori- E’ un momento di dolore e preghiera ma anche di azione concreta, per questo l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, di concerto con la Giunta, ha deciso di sospendere il bando per le iniziative culturali e turistiche nei comuni del Lazio e di destinare il corrispettivo di 1,2 milioni di euro ai comuni di Amatrice e Accumoli per fare fronte alle prime necessità che i sindaci dovranno affrontare nei giorni immediatamente successivi al drammatico sisma”. “Infine- ha concluso Leodori- colgo l’occasione per rivolgere, a nome dell’Assemblea regionale, un particolare ringraziamento a tutti i volontari e i soccorritori che da questa notte stanno prestando aiuto senza sosta".

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