Roma

Terrorismo e bombardamenti, vita e morte: i risultati della guerra all'Isis

“Life, Still”: una mostra che racconta attraverso le foto i risultati della guerra in tre capitali dello stato islamico

di Maddalena Scarabottolo

Il terrorismo e i bombardamenti: Mosul, Raqqua e Sirte. Tre capitali dello stato islamico devastate dalla guerra e immortalate in una serie di foto che parlano di vita e morte.

 

La Galleria del Cembalo, nel cuore di Roma, ospita fino al 24 maggio la mostra che raccoglie gli scatti fotografici di Alessio Romenzi sotto il titolo “Life, Still”. La devastazione della guerra è la protagonista indiscussa delle fotografie dall'effetto straniante e drammatico. L'autore stesso, che è tornato a fotografare queste città dopo il conflitto, ha rivelato che si è trovato di fronte a “uno scenario di distruzione apocalittica”.

I centri per le attività culturali, religiose, politiche e amministrative ora sono degli scheletri parlanti di quanto è accaduto. Il lavoro di Romenzi si concentra sull'analisi degli effetti e dei risultati piuttosto che sulla velocità della distruzione. Proprio per questo motivo, decide di realizzare una serie dedicata al disfacimento, allo sgretolamento di quelli che erano i simboli della cultura.

Le foto sono state realizzate tra dicembre 2017 e aprile 2018, periodo in cui la luce rende questi scheletri meno tenebrosi. Le immagini realizzate infatti sono avvolte da una luce neutra che rende tali scenari meno difficili da guardare. Li rende in un certo senso astratti, fuori dallo spazio e dal tempo, affinché possano diventare spunto di riflessione e contemplazione. L'artista ha infatti utilizzato per la realizzazione di questo lavoro una macchina di grande formato e la pellicola. Un processo esecutivo che implica, come lo stesso Romenzi asserisce, “una lentezza dello sguardo”.

La fotografia risultante è in realtà riflessione e meditazione, un risultato molto lontano dal lavoro veloce ed enfatico che caratterizza solitamente l'agire di un fotoreporter come Alessio Romenzi. Ma in questo caso, c'è la volontà di dare dignità alle macerie e soprattutto alle vite che abitavano questi luoghi e che ancora adesso, nonostante il potere devastante della guerra, cercano di far ripartire l'esistenza e le loro attività quotidiane.

Quindi anche se le opere sono dedicate all'effetto visibile della guerra sull'ambiente, il vero scopo di questa analisi fotografica sono le conseguenze del conflitto sulla gente. I semafori che funzionano ancora, un negozio in un edificio devastato e qualche presenza umana spersa tra le macerie diventano il simbolo della volontà di un mondo migliore.