Roma
Tevere da bere: l'ultima idea anti-siccità di Acea. Ma la rete idrica fa acqua
Acea prepara un depuratore da mln di euro per portare il Tevere nei rubinetti dei romani. Ma la rete "colabrodo" continua a perdere migliaia di litri
Roma, emergenza siccità: il piano top secret di Acea, rendere il Tevere potabile. Progetto milionario, ma le reti idriche disperdono migliaia di litri d’acqua al secondo.
Emergenza siccità? Roma vede gli spritz della Milano da bere e rilancia con il piano “top secret” di Acea: rendere il Tevere potabile. Un progetto multimilionario per trasformare il “biondo” fiume in acqua da bere in caso di crisi, quando, paradosso, le reti idriche di Acea continuano a disperdere migliaia di litri al secondo di acqua di sorgente.
Novemila litri di acqua al secondo persi, quasi interamente provenienti da sorgenti. Ecco quanto ci “costano” in termine di sprechi le reti colabrodo di Acea, che alla manutenzione preferisce un investimento al limite della fantascienza: un impianto milionario per “potabilizzare” l'acqua del Tevere prelevata in zona Fidene-Castel Giubilo, chiamato a depurare e immettere nelle rete capitolina l'equivalente di 500 litri al secondo. L'acqua di uno dei fiumi più inquinati direttamente nei rubinetti dei romani, ma non prima di esser trattata e depurata con un impianto ad hoc. È l'ultima idea targata Acea in caso di neccesità di una riserva "emergenziale", un caso raro non ma irripetibile come testimoniato dalla crisi idrica del 2017, che ha visto la stessa Acea prelevare grosse quantità di acqua dal lago di Bracciano.
Un'idea non particolarmente gradita ai comitati per l'acqua, che criticano la tempistica "lampo" per l'approvazione e la realizzazione del progetto, approvato in via preliminare a dicembre 2017 ed inaugurato da Acea appena un anno dopo. Nel mirino anche quella presentazione del depuratore "per pochi intimi", passata quasi in sordina. Infine l'accusa strettamente logistica: perché investire milioni per un progetto da zero quando si poteva investire in manutenzione sulla rete idrica, quindi recuperare milioni di acqua di sorgente attualmente sprecati?
Domande a cui il Coordinameto romano acqua pubblica prova a darsi risposte con un appuntamento preciso, martedì 7 maggio allo Sportculturapopolare, Scup, della stazione Tuscolana dal nome che non lascia dubbi; "Noi il Tevere non ce lo beviamo". La chiamata a raccolta degli attivisti per una campagna che punti a "chiarire i tanti aspetti ambigui di questa operazione e che metta l’azienda davanti alle sue responsabilità di gestore di una risorsa preziosa e sempre più scarsa come l’acqua potabile - si legge nell'evento Facebook lanciato dal Coordinamento - cosa aspetta Acea per intervenire con vere opere di risparmio idrico come le reti duali? Cosa aspettano le amministrazioni ad imporre il rispetto degli interessi pubblici prima dei profitti degli azionisti?".