Roma
Tomba Savoia, via il capo della Guardie Reali: “No agli ordini del Principe"
E' giallo sulle dimissioni di Ugo D'Atri: “Disposizioni da un Principe Reale che non condivido e non accetto”. Ma l'Ente è della Repubblica
Dopo 20 anni di onorato servizio ha dato le dimissioni il capitano di Vascello Ugo d’Atri, da presidente delle Guardie d’onore alle reali tombe del Pantheon, istituto sotto la vigilanza del Ministero delle Difesa.
Dimissioni che, ordinariamente, non sarebbero fatto notiziabile per i giornalisti. Eppure, questa vicenda, molto residuale di fronte alle enormità delle problematiche nostrane, forse dovrebbe ottenere un attimo d’attenzione dall’occhiuto ministro Guido Crosetto, che dal suo palazzo romano di Via XX Settembre, scruta e governa l’universo della Difesa italiana.
Nella lettera la polemica contro un "Principe"
A rendere curiose le dimissioni di d’Atri c’è un passaggio quasi insignificante: “Concorre alla mia decisione l’arrivo di disposizioni da un Principe Reale che non condivido e non accetto”. Chi è questo principe reale che dà disposizioni ad un Ente combattentistico sotto la vigilanza del Ministero della Difesa? È un Savoia? Che ruolo ha nell’Istituto questo principe? D’Atri, nella sua lettera afferma di essere fedele a Vittorio Emanuele che dell’Istituto è presidente onorario, ma si riferisce ad un’altra figura. A denti stretti, si sussurra, che il capitano di Vascello si riferisca ad Emanuele Filiberto
Il giallo degli "ordini inaccettabili"
Orbene che genere di “ordini inaccettabili” vorrebbe impartire il principe reale alle 2457 Guardie del Pantheon? Si spera ordini non penalmente rilevanti. Lo sa questo principe reale che le Guardie sono un Ente non collegato a casa Savoia e che l’Ente invece è sotto la vigilanza della Repubblica Italiana attraverso il Ministro della Difesa? Le guardie non sono una sorta di milizia disarmata alle dipendenze di qualsivoglia principe di casa Savoia. Le guardie sono composte da persone amanti della storia patria e simpatizzanti, nella maggioranza, di casa Savoia, ma ci sono anche dei mazziniani. Il “Principe Reale” non può considera le guardie come una Wagner in sedicesimo prona ai suoi desiderata. Chi sa che Crosetto, detto il “gigante buono”, come nella pubblicità della Ferrero degli anni 70, non voglia andare a sbirciare in quel di via della Minerva dove ha sede l’Istituto delle Guardie e rimettere le cose a posto, scombinate dal misterioso principe reale?
Il blitz dei Savoia per controllare l'Unione Monarchica
Già nel 1983, dopo la morte di Re Umberto II, il ramo ginevrino di casa Savoia guidato da Vittorio Emanuele, padre di Emanuele Filiberto, provò con diktat ad impadronirsi dell’Unione Monarchica Italiana, Umi, associazione di diritto italiano in cui il figlio di Re Umberto II, aveva nessun ruolo. Ci riuscì per poco tempo nel disegno. Dopo qualche tempo l’associazione riuscì a riconquistare la sua autonomia ed oggi, guidata da Alessandro Sacchi, geloso difensore dell’autonomia del Umi, è l’associazione monarchica maggiormente rappresentativa in Italia.