Roma
Traffico rifiuti, alleanza tra dipendenti Ama e rom: in 3 finiscono in manette
Traffico illecito di rifiuti nel Centro di raccolta Ama a Roma: in totale 13 arresti tra cui 3 dipendenti della municipalizzata
Roma, traffico illecito di rifiuti: accordo tra 3 dipendenti Ama e la famiglia rom Seidovic
Il blitz che ha condotto alla scoperta del traffico illecito di rifiuti è scattato alle prime luci dell'alba di martedì ed ha visto impiegati circa 200 uomini tra militari e agenti tra Roma e Cisterna di Latina.
L'operazione costituisce l'esito di un'indagine avviata alla fine del 2017 sul Centro di Raccolta Ama di Mostacciano dalla Polizia Locale di Roma Capitale, anche a seguito di alcune segnalazioni su presunte irregolarità. L'inchiesta, successivamente sviluppata con i Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria di Roma e quelli Forestali di Roma e Latina, ha consentito di porre fine ad una vera e propria attività continuativa ed organizzata per il traffico illecito di rifiuti.
Rifiuti, traffico illecito scovato da maxi operazione della Polizia Locale e dei Carabinieri tra Roma e Cisterna di Latina
Le attività tecniche condotte, i riscontri sul campo e i mirati controlli eseguiti hanno consentito di ricostruire un’intera filiera illegale per la gestione di rifiuti metallici, speciali ed urbani, che aveva come fulcro il CDR di Mostacciano. In particolare è stato accertato che tre dipendenti Ama, dietro il pagamento di denaro, in violazione degli obblighi derivanti dalla normativa di settore, sistematicamente consentivano a soggetti non aventi titolo (per lo più ditte commerciali, edili e artigiane) di conferire illecitamente nel Centro di Raccolta rifiuti provenienti da attività produttive, così da evirare loro di sostenere i costi dovuti per lo smaltimento, che andavano in tal modo a gravare sulla collettività.
Nei confronti delle ditte identificate si è proceduto al sequestro preventivo dei mezzi impiegati per gli illeciti conferimenti.
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Stando a quando accertato dagli investigatori, i tre dipendenti Ama finiti ai domiciliari chiudevano un occhio e, in cambio di quello che in codice chiamavano il “caffè”, cioè l'equivalente di una mazzetta da 30-50 euro, consentivano che piccoli imprenditori legati al settore dell'edilizia scaricassero rifiuti speciali nel Centro di Mostacciano. Poi entrava in gioco la famiglia rom dei Seidovic che a loro volta prelevavano i rifiuti elettrici e speciali, li bruciavano nei campi nomadi per estrarre i metalli e li rivendevano successivamente presso altri punti di raccolta, tra cui quello di Cisterna di Latina e uno di Fiumicino.
A far emergere l'esistenza di questo traffico illecito, sono stati anche i numerosi esposti presentati da cittadini e comitati di quartieri esasperati dai continui roghi tossici che avvenivano nei campi rom. A guadagnarci in questo traffico illecito di rifiuti speciale erano in tanti: dai Seidovic che in un anno hanno messo in piedi profitti per 52mila euro alle ditte di imprenditori che abbattevano i costi nello smaltire gli scarti di materiali edilizi. A rimetterci era l'ambiente.