Roma

Trasporti nel caos e zero soldi. Atac: Marino sapeva, Orfini pure

di Fabio Carosi

Era successo a Carraro che si era visto l'amico e collega socialista Luigi Pallottini uscire dall'Atac con le manette ai polsi per opera di Antonio Di Pietro e, anche se senza arresti clamorosi, anche Ignazio Marino è caduto sui trasporti. Allora era il 1992 e segno la fine del sogno socialista romano. Ora siamo nel '15 del secolo successivo e, ancora una volta, sono i trasporti di Roma a decidere la fine di un'esperienza politica.
Lo ha fatto capire Matteo Renzi quando ha commentato le dimissioni di massa, mettendo tra i servizi che non funzionano a Roma, bus, tram e metropolitane. Già, perché i trasporti romani col carrozzone Atac al quale si è aggiunto il privato sono da sempre la spina nel fianco della città, soffocata dal traffico e vittima della maledizione dello scavo, per cui la realizzazione di qualsiasi metropolitana diventa l'occasione che aspetta lo strato archeologico per tornare alla luce. Se poi si aggiunge la follia che ha portato a smantellare la rete tranviaria, si capisce perché i romani di fronte alla Roma-Lido dimenticata dalla Regione Lazio e con la A e la B a singhiozzo perdono la pazienza. E l'effetto è immediato sui sondaggi.
A rendere la situazione complessa si è anche aggiunto l'ultimo assessore, quell'Esposito venuto da Torino che, invece di affrontare i problemi, si è trasformato in "fuoco amico" e ha amplificato ogni minimo disagio, costruendo così quell'onda che ha  tolto la sedia al sindaco.
Ma Marino sapeva e ha taciuto. Così come sapeva il commissario Orfini prima di fare il filo alla ghigliottina che ha decapitato Marino. La prova è nelle dichiarazioni del predecessore di Esposti, Guido Improta, che ha voluto rompere il silenzio he ha accompagnato la sua uscita dalla giunta.
Scrive Improta ricostruendo l'ultimo periodo della sua attività: "Nell’estate 2015, con Silvia Scozzese, ho cercato di convincere prima il sindaco Marino e poi il Commissario del Pd Matteo Orfini che si rendevano necessari, sia nei ruoli tecnici che in quelli politici, dei cambiamenti nella squadra capitolina a causa dell’assenza di una visione della città e della perdurante poca trasparenza in alcuni settori. Coerentemente a questa presa di posizione, all’indomani dell’apertura di altre stazioni della Metro C che, insieme al nuovo PGTU, alla continuità del servizio di TPL, all’introduzione del car-sharing e a tante altre cose facilmente desumibili sul sito del Comune di Roma dove puntualmente, a cadenza trimestrale, avevo l’abitudine di dar conto del mio operato, decisi di presentare le mie dimissioni che divennero esecutive, alla fine di luglio, con modalità discutibili da chi invece (fuori e dentro il Campidoglio) mi aveva richiesto di congelarle fino a quel momento. “Nelle ultime ore, dopo la conclusione della consigliatura Marino, chi ha voluto e interpretato la ‘fase 2’ invece di affrontare e risolvere i problemi che, io fra tanti, avevo contribuito a segnalare si sta affannando ad autoassolversi accreditando ‘spinte incredibili’ e ‘bontà del tentativo compiuto’ senza accompagnare tali dichiarazioni con uno straccio di risultato conseguito”.
Riferito poi al successore Esposito spiega: “Si è usato il palcoscenico di Roma per soddisfare smanie di protagonismo e tornaconti personali invece di cercare di riflettere sui nodi politici e istituzionali a partire dai poteri e dalle risorse economiche che Roma ha in materia di trasporti per dare ai cittadini le risposte che meritano, così come avevo richiesto. A conclusione dei miei 25 mesi di mandato non intendo rivendicare l’immagine di ‘fenomeno’, come a volte riportata dai giornali, ma non accetto di passare neanche come un appassionato di farfalle o come un tecnico distratto o incapace come ultimamente alcuni artefici della ‘fase 2’ cercano strumentalmente di farmi apparire”.
Parole chiare, pronunciate con stile ma sempre pesantissime nei confronti di chi sapeva e ha taciuto. Così il chirurgo dem, già debolissimo, è caduto.