Roma

Trinità dei Monti, l'ultimo atto di una Roma impazzita: il passaggio è brutale

Divieto di sosta a Trinità dei Monti: da luogo di sbratto urbano a via di scorrimento veloce

di Patrizio J. Macci

La scalinata di Trinità dei Monti a piazza di Spagna è divenuta Off Limits. Vietato sedersi, verboten, no trespassing, interdit. Il passaggio è stato brutale: da luogo di sbratto umano lercio e impresentabile, sporcato da avanzi di cibo, bottigliette dappertutto, tamburi che rullano nottetempo e asciugature improvvisate di pediluvi è diventata una via di scorrimento veloce.

 

Transitare, guardare e non toccare. Solo fotografare. E’ il nuovo regolamento di polizia urbana di Roma: multe dai 160 ai 400 euro ai temerari contravventori. I controlli sono affidati a otto vigili urbani che fanno cinguettare i loro fischietti in continuazione. E’ una sconfitta della ragione. Roma è l’unica metropoli nella quale non si riesce a far rispettare nessuna regola, a partire da quella che imporrebbe di collocarsi a destra nelle scale mobili della metropolitana. Nelle altre metropoli europee a nessuno viene in mente di mangiare un panino sulle scale di un monumento. Perché si viene immediatamente sanzionati. Pochissimi provano a farlo perché la pena è certa. Ma se vuoi fermarti a contemplare la Piramide del Louvre seduto su un gradino nessuno lo vieta.Eppure gli stessi turisti che violano puntualmente le leggi, sono solerti a rispettarle nella loro patria. Per non parlare dei Romani quando si recano all’estero, zelanti come un bambino il primo giorno di scuola. A Roma invece non si riesce a far rispettare nulla, l’unico strumento sbandierato dal Sindaco Raggi per tentare di "fare qualcosa" è il divieto, la chiusura, senza proporre una visione costruttiva e lungimirante, un simulacro di idea per i prossimi anni. Viene sbandierato il Piano Urbano di Mobilità Sostenibile che è un libro dei sogni, mentre non si riescono ad avere treni puliti e puntuali per il vituperato, offeso e abbandonato Litorale di Ostia che vorrebbe levare le ancore a fare Comune a sé tanta è la disperazione. Peggio di così non potremmo fare neanche noi pensano i malconci Ostiensi.

Lo ha scritto anche l’Osservatore Romano, il quotidiano del Papa, "sulla notizia" proprio in quello che passerà alla storia come Il giorno del divieto: “Quello che preoccupa rispetto a Roma - scrive il giornale del Papa -, più in generale rispetto al nostro Paese, è la totale mancanza di una legislazione che tuteli chi all’interno di una città non è chiamato a giocare il ruolo del turista, ma chi ci vive, lavora, manda a scuola i figli. I poveri cittadini chiamati a un sacrificio costante, e mai veramente ripagato”.

Di questo passo non rimane che chiudere il quartiere Trastevere perché pullula di spacciatori oppure incellofanare tutte le fontane affinché nessuno ci si possa immergere. Nell’attesa che qualcuno resetti Roma, come fosse un flipper che ha fatto tilt vengono in mente due scene de La dolce vita di Federico Fellini. Una è quella in cui Anita Ekberg esce dalla fontana di Trevi come una divinità, questo è stata la Capitale fino a un passato che non è remoto. Ora si è trasformata nel finale della pellicola, quando sulla spiaggia antistante una villa sul mare, all'alba viene rinvenuta da dei pescatori un'enorme manta morta. Alcuni critici dissero che la scena somigliava a un sogno che si trasforma in incubo. Proprio quello che è avvenuto alla Capitale.