Roma
Tropico del Mediterraneo: i pesci che studiano i cambiamenti climatico
Presentato un nuovo database che registra tutti gli avvistamenti di alcune specie di pesci considerate sentinelle del climate change
Il Mediterraneo si sta trasformando in un mare tropicale? Questa è una delle conseguenze del cambiamento climatico denunciate dalla comunità scientifica. La presenza di alcuni pesci originarie di altre latitudini nelle acque del Mediterraneo sembrerebbe confermarlo. Per studiare e monitorare la quantità di queste specie ittiche è stato presentato ClimateFish, un database che raccoglie dati su questi pesci.
Le specie monitorate sono in tutto 15. Sette sono specie autoctone che però stanno cambiando areale: cernia bruna, donzella pavo, pesce pappagallo, salpa, sciarrano, perchia e carango dorato. Le altre 8 sono specie di origine tropicale, la cui presenza sta aumentando: pesce flauto, pesce coniglio scuro, sigano marezzato, pesce scorpione, monacanto reticolato, triglia di Forskkal e pesce palla.
La ricerca è stata condotta dal biologo marino Ernesto Azzurro, appartenente all’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Cnr, insieme agli esperti Centro Ricerche Enea di Santa Teresa (La Spezia), ed è stata presentata sulla rivista Frontiers.
I cambiamenti climatici nel Mediterraneo
Il Mar Mediterraneo per la sua posizione conformazione di mare chiuso risente parecchio del riscaldamento globale. Soprattutto nel settore più orientale la temperature delle acque è aumentata negli ultimi anni di 1,6 gradi. Il mare si sta meridionalizzando, per cui specie ittiche già presenti ma distribuite nelle acque più a sud si stanno spostando sempre più a nord, e si sta anche tropicalizzando: specie ittiche tipiche delle zone tropicali hanno cominciato a spostarsi anche nelle acque mediterranee. Già alla fine degli anni '90 erano state individuati i primi spostamenti di specie ittiche verso nord. Questo provoca problemi agli equilibri dell'ecosistema: ad esempio l'aumento della specie pesce coniglio scuro ta provocando problemi alla flora marina, perché la mangiano, portando alla desertificazione dei fondali.
I risultati della ricerca
“Grazie a un campionamento durato 13 anni - ha spiegato Federica Pannacciulli dell'Enea - sono stati censiti oltre centomila esemplari delle 15 specie target, in oltre 3 mila aree di sette Paesi del bacino del Mediterraneo. Le più rappresentate sono le specie autoctone donzella pavonina e salpa, anche se quest’ultima è andata registrando una diminuzione in quantità e in distribuzione geografica dovuta con tutta probabilità all’aumento delle temperature e alla competizione con erbivori tropicali”.
Inoltre i ricercatori hanno intervistato marinai e pescatori di varie aree del Mediterraneo per capire come stesse cambiando l'ecologia marina. Dalle interviste è emerso come 75 specie adatte al caldo, tra autoctone ed esotiche, siano aumentate considerevolmente negli ultimi anni. Il pesce serra e il barracuda mediterraneo, due specie autoctone del Mediterraneo meridionale, per esempio, stanno espandendo il proprio areale verso nord.