Roma

Turisti gladiatori al Colosseo: Airbnb e il Parco Archeologico vogliono trasformarlo in un parco a tema. Così si calpesta la storia

di Paolo Rubini

Il professo Paolo Rubini avverte sui rischi della mercificazione del patrimonio: “Effetto controproducente, porterà Roma al livello di Las Vegas”

La recente iniziativa di aprire il Colosseo per combattimenti tra turisti finti gladiatori, organizzata tra la Direzione del Parco archeologico ed Airbnb, solleva una serie di dubbi e preoccupazioni, mettendo in discussione il significato profondo del patrimonio culturale.

La proposta, per quanto “creativa” e certamente destinata a riscuotere un notevole successo commerciale, produrrà certamente il chiaro risultato di trasformare uno dei simboli della storia romana in un palcoscenico per un intrattenimento superficiale, che banalizzerà il valore storico del monumento.

Il Colosseo: più di una Semplice Attrazione Turistica

Il Colosseo, costruito quasi duemila anni fa, è un simbolo della grandiosità dell’antica Roma, ma anche delle sue contraddizioni. Si tratta di un luogo di memoria che ha visto scorrere il sangue di migliaia di persone: schiavi, prigionieri di guerra e animali esotici costretti a combattere per il diletto dell’élite e del popolo romano. Permettere a dei turisti di inscenare combattimenti al suo interno, rischia di svuotare il sito del suo significato storico-culturale, riducendolo a un parco a tema dove l’autenticità storica sarà sacrificata in nome dell’intrattenimento. La storia del Colosseo, con tutto il suo carico emotivo e simbolico, riteniamo meriti ben altro rispetto.

I rischi per la conservazione del Monumento

Il Colosseo è già soggetto a continui lavori di conservazione e restauro per contrastare il deterioramento naturale causato dal tempo e dall'inquinamento. Inizialmente prevista per solo 16 fortunati turisti, (siamo sicuri che non sia solo un assaggio per vedere le reazioni della collettività?), qualora questa attività turistica dovesse essere introdotta in modo più ampio, potrebbe portare a un ulteriore logoramento del monumento, oltre a potenziali danni accidentali causati dai partecipanti stessi. Per quanto vengano adottate misure di sicurezza, l’affluenza continua di persone impegnate ora anche in attività fisiche all'interno del Colosseo, potrebbe accelerare il processo di usura, mettendo a rischio la sua integrità e l’autenticità del sito archeologico stesso.

Cultura o semplice mercificazione?

Dietro questa iniziativa si cela la crescente tendenza alla mercificazione dei siti culturali italiani, non avendo manager con sufficienti competenze in termini, invece, di valorizzazione degli stessi. Piuttosto che promuovere una conoscenza autentica e un rispetto profondo per il patrimonio culturale, l’obiettivo sembra essere quello di massimizzare le entrate da esso realizzabili. In una nazione come l’Italia, che si distingue nel mondo per la sua ricca eredità culturale, cedere a pratiche che sfiorano l'intrattenimento da esibizioni di wrestling può risultare non solo inopportuno, ma persino offensivo per chi considera questi luoghi come sacri testimoni della storia. L’effetto complessivo dal punto di vista turistico rischia di essere controproducente e caratterizzare il posizionamento dell’offerta turistica della Capitale, più vicino a quello di Las Vegas che di Parigi o Madrid, perdendo magari ben più turismo di quello attratto da queste nuove iniziative e comunque di qualità notevolmente inferiore.

La banalizzazione di una tragedia storica

Per quanto i combattimenti dei gladiatori siano spesso romanticizzati dalla cultura popolare e cinematografica, essi rappresentavano una forma di violenza estrema e spettacolarizzata, legata al potere e al controllo sociale dell’epoca romana. Proporre ai turisti di rivivere queste esperienze, magari anche senza una piena comprensione storica del contesto, determinerà la banalizzazione della tragicità di queste pratiche. Vedere turisti che, tra risate e applausi, imiteranno i gladiatori in uno scenario che per molti fu di morte, appare inappropriato e irrispettoso.

Alternative più rispettose e intelligenti

L’attrattività di un luogo come il Colosseo, ne tantomeno il finanziamento per la sua conservazione, considerata la sua già elevata attrattività turistica ed il valore della tassa di soggiorno incassata dal Comune di Roma (160 ml all’anno), non dovrebbe dipendere dalla possibilità di partecipare a una lotta teatrale. Esistono molte alternative per valorizzare il sito senza compromettere la sua integrità e il suo valore storico. Eventi culturali che favoriscano la conoscenza storica, mostre, esperienze virtuali e visite guidate immersive potrebbero offrire ai turisti un modo più significativo e rispettoso di interagire con il Colosseo. La tecnologia può essere un’alleata preziosa per far rivivere la storia senza per forza “metterla in scena” in modo superficiale. Peraltro, alle porte di Roma esistono già parchi tematici anche molto ben gestiti, che offrono rappresentazioni commerciali degli eventi della Roma antica. Forse, sedi come quelle, potrebbero essere più idonee ad appagare i desideri di questo target di turisti.

Conclusione: una scelta controproducente

L’idea dei combattimenti tra finti gladiatori al Colosseo rischia di risultare una scelta controproducente per Roma ma anche per l'immagine complessiva del turismo culturale in Italia. La tutela del patrimonio artistico non può scendere a compromessi con le esigenze di un mercato turistico affamato di esperienze. Ridurre il Colosseo a un teatro di finzione vuol dire disonorare un pezzo di storia che appartiene non solo all'Italia, ma al mondo intero. Peraltro, nel recente G7 Turismo tenutosi a Firenze, il Ministro Santanché ha dato un chiaro indirizzo al settore verso un turismo di qualità piuttosto che di quantità e questa recente proposta non sembra proprio dare seguito a tale strategia.

Paolo Rubini, docente di Economia del Turismo a La Sapienza