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Roma
Tutti i segreti sui “bodyguard” del Papa. Ai Vaticani la storia della Guardia Svizzera

Inconfondibili nella loro uniforme storica, le Guardie Svizzere sono nate cinquecentodieci anni fa per difendere il Pontefice e i suoi palazzi. Con alabarde, elmi e spadini conservano il loro fascino antico. All'esercito più piccolo esercito al mondo e al suo legame inscindibile con la storia del Vaticano è dedicata una mostra che sarà inaugurata il 1 aprile ai Musei Vaticani “The life of a Swiss Guard. A private view”. Le fotografie artistiche di Fabio Mantegna illustrano il ruolo di un corpo militare con un grande valore anche simbolico.
“Non potevano che essere i Musei Vaticani ad ospitare una mostra che presenti il glorioso corpo della Guardia Svizzera Pontificia”, spiega Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani. “Gli scatti artistici di Fabio Mantegna raccontano una storia nobile e antica, ma anche la bella giovinezza di un gruppo di ragazzi al servizio del Papa di Roma, orgogliosi e onorati del ruolo che rappresentano e del servizio al quale sono chiamati: il senso del dovere e l’umanità d’accenti si mescolano ai sogni, all’entusiasmo e alla speranze che hanno tutti i ragazzi del mondo a vent’anni».
Il destino delle guardie elvetiche e del Vaticano si legano indissolubilmente il 22 gennaio 1506 quando un gruppo di 150 svizzeri comandati da Kaspar von Silenen entra in Vaticano. Fu papa Giulio II, eletto nel 1503, che decise di circondarsi di un corpo di guardie scelte per proteggersi dagli avversari e dai frequenti delitti politici che avvenivano a Roma in quel periodo. E poiché anni prima il papa Sisto IV aveva lodato una compagnia di soldati svizzeri, Giulio II scelse uomini di quella nazionalità.
Per mezzo del canonico svizzero Pietro di Hertenstein il 9 settembre 1506 nel cantone di Zurigo furono arruolati i primi 150 soldati, che poco dopo arrivarono a Roma. Nel 1512 le guardie difesero lo Stato pontificio contro il re di Francia, meritandosi dal Papa l’appellativo di “difensori della libertà della Chiesa”.
Nel 1527 la guardia svizzera pontificia diede prova del suo valore in occasione del Sacco di Roma, quando spagnoli e Lanzichenecchi misero a ferro e a fuoco Roma e il Vaticano. I soldati svizzeri resistettero eroicamente ed ebbero un ruolo cruciale nella protezione di Papa Clemente VII, il quale venne fatto fuggire attraverso il Passetto, il cunicolo che collega San Pietro a Castel Sant’Angelo.
“Essere Guardia Svizzera è una vocazione. Occorrono fede e profonda convinzione per svolgere questo impegno straordinario e nobile”, racconta il Colonnello Christoph Graf, Comandante della Guardia Svizzera Pontificia. “Giorno e notte siamo vicini al Santo Padre e cerchiamo, attraverso il nostro servizio, di garantirgli la tranquillità e la sicurezza di cui ha bisogno per svolgere il suo ministero di Successore di Pietro”.

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