Roma
Uccisa come Yara nei boschi di Cassino. Caso Mollicone, in 2mila alla prova del dna
La famiglia Mollicone dovrà aspettare ancora qualche giorno per sapere se il processo relativo all’omicidio di Serena, la ragazza di Arce uccisa il 1 giugno del 2001 e trovata nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella, nel comune di Monte San Giovanni Campano (Frosinone) sarà o meno archiviato.
La Procura di Cassino aveva richiesto l’archiviazione delle indagini, dapprima nei confronti degli indagati noti, poi anche nei confronti degli ignoti. Il padre e lo zio di Serena, con l’assistenza dell’avvocato Dario De Santis, si erano opposti a entrambe le richieste di archiviazione con la precisazione che, relativamente agli indagati noti, l’opposizione concerneva solo 3 di essi.
Il Giudice delle Indagini Preliminari Angelo Valerio Lanna ha riunito i procedimenti relativi alle due opposizioni, al fine di trattarli unitariamente. Poi ha consentito al legale una ampia discussione, durata due ore, che ha esposto le ragioni contrarie all’archiviazione.
Tra i numerosi punti illustrati dall’avvocato De Santis va sottolineata la richiesta fatta al GIP di sottoporre all’esame del DNA la popolazione maschile di Arce e anche delle zone limitrofe. Un’iniziativa basata sul fatto che, a seguito di una consulenza tecnica di natura biologica fatta svolgere dalla Procura di Cassino, erano state ottenute, da impronte trovate sul nastro adesivo che avvolgeva il corpo di Serena, due tracce con materiale genetico maschile, utilizzabile per essere comparato con altri DNA.
Un esame, come ha fatto notare l’avvocato De Santis, che qualche anno fa, è già stato eseguito nel nord Italia, in particolare nel caso della tredicenne Yara Gambirasio, scomparsa da Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, il 26 novembre 2010 e trovata tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola. Un accertamento che ha portato l’arresto di un uomo quale indagato per quel delitto. In quel caso furono sottoposte a prelievo di DNA circa 18.000 persone.
Nel caso di Serena, all’esame del DNA verrebbe sottoposto un numero di persone di gran lunga minore (probabilmente meno di 2.000) rispetto a quello del caso di Yara. Gli abitanti di Arce sono meno di 6.000, di cui circa 2.800 maschi e i cui nuclei familiari sono circa 2.500. Considerando che molti di tali abitanti potrebbero essere esclusi dal controllo, in relazione alla età o ad altre condizioni personali, e considerando che alcune centinaia sono state già sottoposte a controllo, si può comprendere come il numero delle persone da prendere in esame sia presumibilmente inferiore a 2.000. Tale numero, inoltre, può scendere ancora facendo un solo controllo per ogni “ceppo familiare”, salvo controllare poi anche gli altri familiari soltanto nel caso in cui il controllo fatto dovesse aver dato un esito di compatibilità. Il costo complessivo “dell’operazione”, potrebbe ammontare a meno di 100mila euro, anche considerando che vi sono reparti specializzati delle Forze di Polizia che hanno attrezzature e persone per poter svolgere accertamenti di tale genere.
Tra i tanti temi prospettati nella discussione vi è stato anche quello concernente l’opportunità di un approfondimento circa il filo metallico e il nastro adesivo trovati sul corpo privo di vita di Serena e relativamente ai quali si vorrebbe che si tentasse di accertarne la provenienza ma anche l’identità di chi potesse avere ragioni particolari per averli a disposizione.
All’uscita dall’aula il padre di Serena, Guglielmo Mollicone, ha dichiarato: “Ho visto nel GIP Lanna molta disponibilità ad ascoltare quanto il nostro avvocato dichiarava e mi auguro che nei prossimi giorni prenda in esame tutti gli elementi che gli sono stati esposti con tanta accuratezza e che dimostrano che vi sono ancora molti elementi da approfondire per la ricerca della verità su Serena”.
Da parte sua l’avvocato De Santis ha sottolineato come: “sia importante, in un delitto così grave, non lasciare nulla di intentato affinché i colpevoli siano individuati e puniti”. E ha aggiunto:“Sarebbe estremamente ingiusto e spiacevole se si negasse la possibilità delle ulteriori indagini, e, un domani, dovesse emergere che quelle indagini potevano portare alla soluzione del caso”.