Roma
Udienza choc: "Perché Cerroni non muore mai?”. Altissimi: "Dietro di me non c'è Caltagirone"
di Valentina Renzopaoli
Testa a testa tra pubblico ministero e difese nel rush finale dell'esame di Fabio Altissimi, il testimone chiave dell'accusa del mega processo sui rifiuti nel Lazio. La lettura delle telefonate intercettate sull'utenza dell'imprenditore di Aprilia, da parte dell'avvocato Bruno Assumma, uno dei due legali del re di Malagrotta, scatena la bufera. Decine di conversazioni, per così dire, poco lusinghiere in cui il padrone della Rida Ambiente dipinge Manlio Cerroni come un “corruttore”, a capo di “una banda di ladri” e di “una cordata di briganti”. Insulti, parolacce, bestemmie: il professor Assumma le mette tutte in fila. Parlando con la moglie e poi con uno dei suoi legali Altissimi si scatena: “Mortacci suoi... corruttore di merda... è una salma e ancora rompe il cazzo...non muore mai”. Poi la chicca: “Questo è un highlander, quando hanno fatto il film si sono ispirati a lui”.
Eppure poco prima Altissimi aveva confermato di aver regalato a Cerroni nel 2012 una targa d'argento come “gesto di deferenza e gratitudine” con una scritta da lui stesso ideata: “Di un uomo si può imitare tutto fuorché l'intelligenza”. L'avvocato Assumma incalza: “Lei parla di corruzione, ma ha elementi certi per accusarlo di atti corruttivi?” e Altissimi risponde “Assolutamente no, ma penso che in privato si possa avere la libertà di parola”.
Alla fine del controesame show, l'impressione è che l'uomo che ha accusato Il Supremo di aver costruito un sistema monopolistico in grado di stritolare chiunque volesse entrare nel mercato, sia più volte caduto in contraddizione.
E non si capisce perché, a domanda dell'avvocato sul motivo per il quale abbia deciso di registrare il famoso pranzo con Cerroni nel luglio 2013 e se fosse stato sollecitato da qualcuno, Altissimi risponde “dietro di me non c'è Caltagirone, non c'è Cerroni, non c'è la malavita” senza che Caltagirone fossa mai stato nominato.
Prossima udienza il 24 settembre: si volta pagina e sul banco dei testimoni Riccardo Ascenzo, ex dirigente dell'Area Rifiuti della Regione Lazio che, secondo l'accusa, sarebbe stato rimosso dal suo incarico dopo reiterate richieste dell'imputato Luca Fegatelli.