Roma
Un lenzuolo nella cabina elettorale. Farsa Capitale, candidati senza speranza
Il commissario Tronca sta facendo bene, perché non lasciarlo al timone del Campidoglio? Un dubbio non troppo velato che anche il premier Renzi scherzando non ha mancato più volte di rimarcare. E se le date delle elezioni ancora non sono certe le armate brancaleone che si affollano per scalare il Campidoglio gettano un'ombra farsesca sulle prossime consultazioni elettorali. A più di due mesi da giugno, possibile mese di chiamata alle urne, sono già più di 10 i concorrenti alla poltrona di sindaco.
Sinistra, centrosinistra, civici, destra, estrema destra, paladini dei consumatori: tra cambi dell'ultimo momento, spaccature e ripensamenti vari, al momento si contano una dozzina di teste in corsa per il Campidoglio. E il numero aumenterà nei giorni a venire. La prospettiva è che il commissario sarà costretto ad adottare veri e propri lenzuoli per dar spazio a tutti i contendenti.
Destra e sinistra, per la prima volta, vanno in ordine sparso: a sinistra del Partito democratico al momento c’è solo Stefano Fassina per Sinistra Ecologia e Libertà alleata con Sinistra Italiana che potrebbe dar vita ad un ticket con una lista civica capeggiata dall'ex sindaco Ignazio Marino in opposizione al Pd renziano capeggiato dal radicale Roberto Giachetti. Il vincitore delle Primarie del centrosinistra è sostenuto come nel 2013 dalla coalizione che vede insieme al Pd, Centrodemocratico, Verdi e Socialisti. Nel lenzuolone elettorale tornano anche due simboli storici, l'ultra sinistra del Partito Comunista con Alessandro Mustillo e lo scudo crociato della Dc.
Salvo ricorsi sarà Virginia Raggi a rappresentare il Movimento 5 Stelle, candidatura da battere secondo i bookmaker dopo l'endorsment della finanza rappresentata dal settimanale britannico Economist.
A provare di raggiungere il traguardo del ballottaggio Guido Bertolaso, candidato di Silvio Berlusconi-Forza Italia che ha provocato una dura spaccatura nel centrodestra con l'ex ministro Giorgia Meloni che scende in campo da sola con Fratelli d’Italia come “atto d’amore per Roma” in attesa dell'annunciato appoggio della Lega Nord di Matteo Salvini. A chiedere le primarie del centrodestra è il solo Francesco Storace, ex presidente della Regione Lazio, che insieme al civico Alfio Marchini sostenuto anche dai fittiani, Cristiano Riformisti e dal Nuovo Centrodestra completano l'arco del centrodestra. Più estremi i sempre presenti Simone Di Stefano, candidato fisso di Casa Pound per ogni elezione degli ultimi anni - tranne le Europee quando il movimento appoggiò la Lega - e Alfredo Iorio per il Movimento sociale (Msi) Fiamma nazionale e Forza Nuova, ostile soprattutto al Carroccio.
Candidati di rottura Carlo Rienzi, storico leader del Codacons, quindi dalla parte dei consumatori e Michel Emi Maritato, presidente di Assotutela, tra i primi a lanciare uno dei temi cardine di questa campagna elettorale, cioè l’emergenza topi.
In attesa della conferma dell'impegno anche del sindaco di Verona Flavio Tosi le elezioni del 2016 si candidano a battere il record di candidati, con gli elettori costretti a ripiegare nella cabina elettorale un lenzuolo ancora più lungo rispetto a quello del 2013 già chilometrico. All'ora al primo turno i romani dovevano scegliere tra il senatore Pd Ignazio Marino, candidato vincente delle primarie del centrosinistra e sostenuto oltre che dal Partito Democratico (267.605 voti, 26,%) , dalla lista civica che portava il suo nome (75.494 voti, 7%), da Sel (63.728 voti, 6%), centrodemocratico (14.735 voti, 1%), verdi (6.299 voti, 0,62%) e partito socialista italiano (5.853 voti, 0,57%).
Marino la spuntò al ballottaggio doppiando con 664mila voti Alemanno sostenuto dalla coalizione guidata dal Pdl con Berlusconi leader (195.749 voti, 19%), Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni (60.375 voti, 5,93%), la lista civica Cittadini per Roma (50.239 voti, 4,93%), La Destra di Storace (13.256 voti, 1,30%), il movimento unione italiano (2.036 voti, 0,20%) e Azzurri Italiani (1.617 voti, 0,16%).
Sulle schede i romani premiarono anche la prima volta dei 5 Stelle che si presentavano con De Vito candidato raccogliendo 130.635 voti, pari al 12,82%. Il candidato civico Marchini, nonostante la martellante campagna mediatica che aveva tappezzato la città con il simbolo del cuore racimolò solo 76.203 voti, il 7,48% che garantì il solo seggio per Alfio Marchini e Alessandro Onorato.
La sinistra-sinistra aggregò in lista il partito pirata per sostenere Sandro Medici. Rifondazione comunista si fermò a 11.629 voti, l'1%, poco meglio di Repubblica Romana (7.940 voti voti, 0,78%) e del partito pirata (715 voti).
Stupore fece la coalizione che sosteneva l'avvocato Alfonso Luigi Marra, quello del signoraggio e del fidanzamento con Sara Tommasi: 9 partiti acchiappa voti, dai grilli parlanti (6.552 voti) a Forza Roma (1.416 voti), No alla chiusura degli ospedali (1.304 voti), Animalisti (1.004 voti) , Pensionati (995 voti), Dimezziamo lo stipendio dei politici (901 voti), Viva L'italia (450 voti) Fronte Giustizialista (134 voti), Lega Italica (129 voti).
Poi i sempre presenti Simone Di Stefano per Casa Pound (6mila voti, 0,6%), Gianguido Saletinich per Forza Nuova (1780 voti), ma anche Progetto Roma, Popolari Liberi e forti, Fiamma Tricolore, Italia Cristiana, Movimento Cantiere Italia, Partito Liberarle, Roma Risorge, i monarchici di Italia Reale, Militia Christi, Roma Capitale, Partito Italia Nuova. In totale 19 candidati. E' questo il record da battere.